“Siamo terrorizzati, ma non possiamo rilasciare interviste. Una circolare interna della direzione Asl lo vieta tassativamente. Tutto questo è assurdo. La verità sulla guerra contro il Coronavirus la conosciamo noi, i medici e gli infermieri che combattono ogni giorno. Eppure, questa guerra, noi non possiamo raccontarla. Rischieremmo di finire davanti alla commissione disciplinare”. Nel panico e in trincea, ma costretti al bavaglio.
E’ la dura e anacronistica realtà che stanno scontando, sulla loro pelle, i medici e gli infermieri dell’ospedale Sant’Anna e Maria Santissima Della Neve di Boscotrecase. Ovvero il presidio sanitario anti-Covid 19 individuato per l’area vesuviana dalla direzione strategica dell’Asl Napoli 3 Sud. “Una direzione che, dopo aver stravolto dalla sera alla mattina l’organizzazione delle attività ospedaliere per circa 600mila utenti – denuncia un infermiere che per scampare le sanzioni deve ora trincerarsi dietro l’anonimato – ci ha imposto pure il bavaglio.
In Italia stanno parlando tutti, medici compresi. A Boscotrecase è vietato. Avremmo invece bisogno di raccontare alla gente le nostre paure. Quello che realmente stiamo vivendo. Ma non possiamo esporci. E questo, credetemi, fa davvero male”. Il secco “no-comment” ai tempi del Coronavirus, dei video e delle foto che informano in tempo reale, viaggiando attraverso internet e i principali social network, sarebbe stato imposto da una disposizione di servizio interna della direzione aziendale Asl Napoli 3 Sud. “Per parlare con la stampa, c’è bisogno di una preventiva autorizzazione – svela un medico -. Chi diffonde notizie ai giornalisti rischia di essere trascinato davanti alla commissione disciplinare.
Mi dispiace, già sono stremato. Non vorrei perdere anche il posto di lavoro”. Probabile che i vertici aziendali, imponendo il discutibile silenzio stampa, in questo modo abbiano inteso frenare gli sfoghi di un personale esausto e sotto organico. All’ospedale di Boscotrecase, infatti, quasi tutti hanno mal digerito la delibera del direttore generale Gennaro Sosto, che domenica scorsa ha trasformato il presidio di via Lenze in “Covid hospital”. Una scelta – si legge in un comunicato ufficiale diffuso solamente ieri – “dettata da precise valutazioni tecniche.
La struttura permetterà di poter allocare 20 posti letto di terapia intensiva, almeno 30 di terapia sub intensiva e 20 di pneumologia, tutti dedicati ai pazienti affetti da Covid 19”. Ma il personale sanitario, anche se in forma anonima, denuncia “stress e impreparazione”. Poi, soprattutto, la paura del contagio. “A casa ho due figlie. Ho paura per me e per loro” denuncia un terzo anonimo infermiere. “Perchè non siamo preparati all’emergenza. Qui combattiamo una guerra senza armi. La terapia intensiva (già attrezzata al terzo piano, ndr) è stata allestita in tutta fretta. Non abbiamo ancora seguito un corso professionale, che ci insegni come trattare i pazienti contagiati.
E i kit di protezione per i sanitari sono insufficienti. Paradossalmente, io potrei essere un potenziale primo untore. Ecco perchè oggi tremo per la mia famiglia”. La direzione sanitaria inizia però a correre ai ripari. Ieri sono stati acquistati 100 caschetti di protezione, tute e calzari che però arriveranno a Boscotrecase entro la fine della settimana. In arrivo anche le speciali maschere “FFP3” con filtro, le sole idonee secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità a prevenire il rischio del contagio tra i sanitari. Nel frattempo, presso il nuovo presidio contro il Coronavirus, i pazienti continuano ad arrivare.
Dieci ieri i potenziali contagiati che hanno affollato il pronto soccorso – qui sono in totale 14 i posti letto – in attesa poi di essere smistati presso la terapia intensiva o sub intensiva. Uno soltanto, invece, il medico di turno in servizio. Anche perchè la trasformazione in Covid hospital, a Boscotrecase, ha portato alla chiusura delle attività del pronto soccorso.
Da oggi – informa la delibera urgente di riorganizzazione firmata ieri dal direttore generale Gennaro Sosto – i chirurghi di Boscotrecase “vanno a rafforzare il personale di Torre del Greco per le prestazioni chirurgiche di emergenza urgenza e a collaborare al pronto soccorso; ortopedici, pediatri, cardiologi e altri specialisti vanno ad affiancare gli organici di Castellammare e degli altri presidi Asl Napoli 3 Sud”. Uno spostamento di interi reparti, che ha già causato la preoccupazione di diversi medici e infermieri. In molti temono infatti che, una volta passata l’emergenza, i vecchi reparti di Boscotrecase possano “non tornare più operativi come prima. E con gli stessi standard di qualità e di efficienza”