Claudio Quintano è uno che di numeri e modelli economici se ne intende. Professore di statistica economica alla Parthenope, università napoletana di cui è stato anche rettore, da qualche settimana è chiuso in casa rispettando le regole imposte dal Governo. “Ma ne approfitto per leggere, documentarmi e parlare con figli e nipoti che sono in Europa”.
Sul Dl Italia Cura, approvato dal Governo Conte, l’analisi del professor Quintano è netta: “Se si tratta di un primo provvedimento può anche andar bene. Il problema resta di soglie. Parliamo di soglie di accesso che non possono essere, in questo momento che limitate. Ora si tratta di gestire milioni di persone. Ma come dicevano i nostri nonni, facendo così anche la ricchezza diventa povertà.
Leggendo il decreto ho visto che parliamo di interventi a pioggia che incidono poco sulle macro-categorie: che sono povere e rischiano di non avere benefici” spiega il docente. Imprese, lavoro e famiglie: questi i temi trattati dal Dl che ha stanziato “solo” 25 miliardi mentre in altri paesi europei la somma di denaro impegnata, vedi la Germania, rischia di essere molto più alta. “Ma non è questo il solo dato problematico” evidenzia il professor Quintano: “Nell’ecomomia del Sud, non prendiamoci in giro, abbiamo molto sommerso. Lo sappiamo tutti: volendo fare un paragone è come l’ingranaggio di un orologio che a volte si aggancia e a volte no.
Non possiamo considerare questo aspetto quando facciamo una valutazione complessiva sul tema del Dl Italia Cura” spiega Quintano. Che fa un altro esempio: “Si fa riferimento al fatto che si possa non pagare o differire il pagamento del mutuo: ma io avrei esonerato direttamente le persone dal pagamento. Se questo rimborso, invece, diventa detrazione di tasse non si incide direttamente sul reddito delle famiglie e delle imprese.Il rimborso lo vai a dare alle banche? Questo non credo sia la strada giusta da perseguire” spiega l’economista.
L’analisi del docente universitario è chiara e precisa: “Il Dl renderà sicuramente di più lì al Nord dove c’è organizzazione, una gestione meno disordinata nei conti e forse è il caso di dirlo una maggiore onestà nei rapporti col fisco. Non conosco ovviamente la situazione nello specifico ma si dovrebbe andare a vedere in una banca dati dove si paga meno e quindi dove c’è più sommerso.
E’ secondo me lì che bisogna incidere”. Anche perché, la presenza di maggiori situazioni disordinate dal punto di vista economico e fiscale determinano necessariamente anche una maggiore tensione sociale che, a distanza di qualche settimana come stanno denunciando anche i sindaci, rischia di deflagrare in tutta la sua complessità. Intanto, però, proprio al Sud la situazione rischia di essere al momento quasi “narcotizzata” dalla presenza del reddito di cittadinanza”.
Il docente universitario napoletano, ma stabiese d’origine, fa una valutazione: “Partiamo dal presupposto che il reddito di cittadinanza ha slittato dal binario che era stato fissato, visto che non sta producendo occupazione.
E’ cronaca per cui quando vengono chiamati spesso rinunciano perché è più comodo dire di no. Dall’altro lato, invece, un professionista che ha partita iva riceve solo una tantum che è una cifra irrisoria. Appare controproducente l’idea di voler scoraggiare chi ha potenzialità di espandersi senza riuscire a ridurre i costi e le spese di imprese e professionisti” spiega l’economista.
E anche sulla possibilità di stanziare fondi da parte dell’Europa il docente universitario chiarisce: “E’ paradossale ma in questo momento la nostra incapacità di spendere fondi che sono stati stanziati dall’Europa dovrebbe darci una mano” spiega Quintano. “Se ci sono fondi strutturati non utilizzati e quindi freschi, noi dovremmo essere forse penalizzati perché non abbiamo saputo spenderli, ma alla fine ci troveremmo un cuscinetto utile a premiarci al momento del bisogno”.