Ha tenuto con il fiato sospeso la città di Scafati per 24 ore, alla fine il tampone per l’assessore alla Sanità Alessandro Arpaia è risultato negativo. Tutto è bene quel che finisce bene, ma la vicenda se da un lato rassicura gli scafatesi, dall’altro lato getta benzina sul fuoco sulle criticità in cui sono costretti ad operare gli operatori sanitari in questa emergenza sanitaria. In Italia, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, al 17 marzo sul totale dei defunti affetti dal Covid-19 quasi il 9% è rappresentato da operatori sanitari, tra medici di famiglia e personale ospedaliero.
E poi ci sono loro, gli operatori del 118, i primi e più esposti al contatto diretto con questa tipologia di paziente, ancor prima che possa essere loro accertata l’eventuale positività o negatività. Alessandro Arpaia è uno di loro, un medico veterano del settore Emergenza Urgenza, in servizio al 118 e già operativo al Pronto Soccorso di Nocera Inferiore. Arpaia è in prima linea in questa difficile battaglia, e combatte due guerre, quella contro il virus e quella contro il rischio contagio, dovuto alla scarsa dotazione di mezzi di protezione individuali forniti loro dalle autorità sanitarie.
«I medici del 118 e quelli dei pronto soccorso si sono trovati improvvisamente coinvolti come prima linea in una guerra della quale inizialmente poco si sapeva della pericolosità del virus. Le istituzioni sanitarie stesse hanno avuto una fase iniziale organizzativa difficile anche dal punto di vista dei presidi da far utilizzare ma in poco tempo siamo stati forniti del necessario», conferma l’assessore dal suo letto del reparto Medicina dell’Umberto I°, dov’è ricoverato. «E’ indispensabile garantire la sicurezza degli operatori sanitari tutti soprattutto 118 e ospedalieri, e questo è collegato anche alla capacità di avere posti sufficienti per curare i malati – continua – Ben venga a Scafati un centro Covid con tutte le garanzie per i pazienti e gli operatori sanitari. Che avvenga quanto prima però perché il picco è in aumento.
La difficoltà che persiste è l’approvvigionamento continuo di tali presidi per mancanza nei magazzini dei fornitori. I medici del 118 e gli operatori delle ambulanze cercano di svolgere sempre il compito cercando di salvaguardare la vita del paziente e la loro incolumità. Perdere medici in questo momento potrebbe essere deleterio». Purtroppo i dati sono eloquenti, un morto su dieci è un operatore sanitario.
Nei giorni scorsi anche l’associazione medico scientifica “Anardi”, che raccoglie i medici di base scafatesi e il sindaco Nursind in rappresentanza degli infermieri dello Scarlato, hanno chiesto ad alta voce garanzie e soprattutto una disponibilità certa e continua di mascherine e quanto altro sia indispensabile per contenere l’altissimo rischio di contagio. «Dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni sanitarie, rispettare le regole di prevenzione rigorosamente e con il tempo vinceremo questa battaglia», è l’appello, positivo (questo si) di Alessandro Arpaia. Intanto sul fronte delle ordinanze ieri mattina il primo cittadino Cristoforo Salvati ha emanato una nuova disposizione, nella quale si obbliga i panifici a produrre esclusivamente prodotti da forno quale pane e simili, evitando prodotti da pasticceria, non ritenuti beni di prima necessità.
E intanto a Scafati esplode l’allarme per la differenziazione della spazzatura. I rifiuti prodotti dalle migliaia di pazienti affetti da Covid-19 e sottoposti a quarantena domiciliare in tutta Italia, come vengono smaltiti? I Comuni che ospitano sul loro territorio tali ammalati sottoposti al protocollo di sorveglianza e cura domiciliare, come si sono attrezzati? Queste famiglie in quarantena, sono obbligate a seguire i soliti regolamenti per la raccolta differenziata, oppure è necessario seguire diversi indicazioni? Non è affatto una questione secondaria, considerato che i rifiuti nella maggior parte dei casi vengono raccolti a mano, ovviamente con l’ausilio di dispositivi di protezione individuale forniti agli operatori.
I soliti dispositivi però, possono essere efficaci anche a raccogliere quelli che in un certo senso possono essere assimilabili anche a rifiuti ospedalieri pericolosi? L’aspetto non è ancora chiaro, resta però la certezza che il materiale di natura organica prodotto da questi pazienti, quali tovaglioli e fazzolettini di carta, di fatto sono veicoli di trasmissione del terribile virus. Il Ministero della Salute ha pubblicato le linee guida soltanto il 13 marzo 2020, azioni e misure che dovranno essere recepite anche dagli Enti locali che hanno sul proprio territorio pazienti in quarantena.
«L’Istituto superiore di sanità ha realizzato una guida per eliminare i rifiuti in questo periodo di emergenza che richiede nuove regole, soprattutto per chi è in isolamento perché risultato positivo al coronavirus – si legge – In quarantena obbligatoria, per esempio, i rifiuti non devono essere differenziati, vanno chiusi con due o tre sacchetti resistenti e gli animali domestici non devono accedere nel locale in cui sono presenti i sacchetti».