Dalla strage di Rampa Nunziante, il crollo della palazzina di Torre Annunziata nel quale sono morte 8 persone, al maxi-processo che vede imputato il gotha del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. E ancora il presunto patto segreto tra lo Stato e la camorra che sarebbe stato siglato da alcuni esponenti delle forze dell’ordine al servizio del super boss dello spaccio di Boscoreale Francesco Casillo. Sono solo alcuni dei tanti processi “congelati”, in provincia di Napoli, dal Coronavirus. La più drammatica e terribile crisi sanitaria che il nostro paese abbia mai affrontato ha inevitabilmente avuto ripercussioni pesanti anche sul sistema giustizia.
Con i decreti di queste settimane il Governo ha disposto il rinvio di tutti i processi nei quali gli imputati sono a piede libero. Rinvio prima stabilito oltre il 22 marzo e poi prorogato dopo il 15 aprile. Data che potrebbe ulteriormente slittare se la situazione non dovesse risolversi. I pochi processi urgenti si svolgono in aule blindate senza pubblico e con gli imputati in video-conferenza collegati dal carcere. Nel contempo è stata anche disposta la sospensione dei termini di prescrizione per i procedimenti che vengono di fatto rinviati per ordine del Ministero.
Una situazione che però produrrà una serie effetti a catena quando l’emergenza sarà finita e si tornerà, per così dire, alla normalità. Perché ai processi “vecchi” in attesa di essere conclusi si aggiungeranno i nuovi: in particolare quelli innescati dalle migliaia di denunce penali per inosservanza ai provvedimenti emanati dal Governo per evitare l’assembramento nelle strade e frenare il contagio. E i numeri sono enormi. Si viaggia su una media di 100 denunce per ogni città. Dati, ovviamente, destinati a crescere a dismisura nel corso delle prossime settimane. Anche se a questo possibile aumento di procedimenti farà da contraltare il calo dei reati “comuni”.
Dallo spaccio, che pure resta attivo come dimostra una recente indagine legata ai Monti Lattari, fino alle estorsioni e agli altri reati legati, in particolare, ai business gestiti dalla criminalità organizzata. Intanto nelle scorse ore – come anticipato qualche giorno fa a Metropolis dal presidente del tribunale Ernesto Aghina – è stato sottoscritto un protocollo d’intesa finalizzato allo svolgimento delle udienze urgenti (convalide del fermo e direttissime) attraverso un sofisticato sistema di video-conferenza.
A giudici, pm, avvocati e imputati verrà offerta la possibilità di non presentarsi in aula ma di svolgere ognuno la loro funzione da remoto attraverso un pc e una webcam. Un’innovazione che «attiene a un momento eccezionale e che per nessuna ragione e con nessuna modalità potrà essere prorogata» fa sapere, attraverso una nota ufficiale, la Camera Penale di Torre Annunziata presieduta dall’avvocato Nicolas Balzano. Con la firma del protocollo Torre Annunziata è uno dei primi tribunali che hanno aderito alla linea del processo “virtuale”. Da Milano a Bolzano e ora anche Bologna, Brindisi, Forlì, Treviso e Brescia. E pure Napoli, nelle scorse ore, ha annunciato la stipula dell’accordo per le udienze in videoconferenza.