«Devo uscire da questa tenda sennò muoio. Sono tre giorni che sto qui al triage, dove una semplice febbre diventa coronavirus. E sono a contatto con casi sospetti. Qualcuno mi aiuti». Laura (nome di fantasia per tutelare la privacy) è in attesa dell’esito del tampone. Il boom di test allunga notevolmente i tempi delle analisi dei laboratori, che devono smaltire un incredibile carico di lavoro. E come precisano le direttive sanitarie, senza verdetto, non ci si può muovere di un centimetro da quella tenda che diventa una calamita di dolore e ansia.La paziente è ferma su un letto al pre triage allestito all’ingresso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sorrento. E il suo racconto drammatico ferisce, fa male, suona come un campanello d’allarme per le menti e i cuori di chi è bloccato in casa e si lamenta che non può prendere una boccata d’aria all’aperto. Leggendo quelle parole, quelle frasi, quel diario sversato pure sui social, viene fuori un quadro disperato di una donna angosciata che rivela ciò che accade aspettando dall’ospedale Cotugno di Napoli la comunicazione ufficiale sul proprio tampone.«Non auguro a nessuno, nemmeno per un secondo, di trascorrere questi momenti – dice Laura – Aiutatemi a uscire da questa tenda altrimenti muoio» è l’appello disperato rilanciato pure su Facebook. La donna ricostruisce ciò che ha subìto finora: dopo otto giorni di febbre e cura antibiotica – seguita esclusivamente al telefono dal medico di base così come prescrivono i nuovi protocolli anti Covid 19 – è stata consigliata a effettuare l’esame del tampone per verificare se è affetta o meno da coronavirus. Parte la richiesta ma dopo cinque giorni «nessuno viene». Zero notizie. Laura si mette anche in contatto con i responsabili dell’Asl Napoli 3 Sud, chiede delucidazioni e istruzioni con amici e amiche che sui social condividono le sue richieste di aiuto. Fino a sabato mattina, «dove per un forte dolore alle spalle svengo». Quindi triage e tampone all’ospedale di Sorrento. Ed è qui che inizia un altro calvario.«Capisco i tempi, capisco tutto ma…». La donna trascorre la prima notte «al freddo, al gelo e senza igiene», scrive ancora su Fb, «tranne che per gli infermieri che si coprono come dei robot». Nella tenda ci sono anche altri quattro presunti Covid, spiega la paziente, «chiedo dunque di andare subito via. Fa freddo e muoio». Laura si rivolge anche al sindaco Giuseppe Cuomo, attraverso un post: «Ti invito a vedere a vedere i tuoi cittadini, fammi uscire, fammi tornare a casa. Mi metto in isolamento». Perché, a detta della donna, «qui dentro una semplice febbre diventa virus».Con lei ci sono alcuni anziani, per i quali si aspettano comunicazioni per i tamponi: «Sento il loro respiro a fatica e ciò mi fa impazzire. L’ho già vissuto con i miei genitori, devo uscire subito». Neppure ieri mattina, da Napoli, è arrivato un aggiornamento sul suo test. Laura è ancora nella tenda. Il suo pensiero è rivolto principalmente anche al personale sanitario, a iniziare dagli infermieri: «La mia solidarietà va a loro». E qui lei racconta addirittura della presenza di formiche: «Non c’è personale da adibire alla pulizia quindi ci ha pensato un’infermiera. Ma ci rendiamo conto?».La storia di Laura ha immancabilmente fatto il giro della rete. Ed è finita all’attenzione sia di Cuomo sia di altri sindaci della penisola sorrentina. Ma nessuno può far nulla. Il problema principale rimane uno: il tampone. Non si conosce ancora il risultato dell’esame e quindi Laura non può abbandonare la tenda dell’ospedale di Sorrento. «Ditemi alle prossime elezioni a chi devo votare…» è l’amara riflessione della donna.
CRONACA
24 marzo 2020
La testimonianza: «Da 3 giorni nel triage di Sorrento in attesa del test, sento il respiro degli anziani e impazzisco»