Il “lockdown”, le misure di contenimento messo in atto in Italia e altri paesi per ridurre la trasmissione del coronavirus, quarantena dei casi positivi e delle famiglie, chiusura di scuole e lavoro da casa, sono efficaci nel ridurre la trasmissione del coronavirus e il numero dei nuovi casi nel tempo si può ridurre dal 78 al 99,3%. È quanto suggerito dal primo studio condotto sull’efficacia delle misure di contenimento, sulla base di modelli matematici e usando come popolazione campione quella di Singapore.
Pubblicato sulla rivista Lancet Infectious Disease, lo studio è stato condotto presso la National University of Singapore. I ricercatori hanno eseguito le simulazioni con tre diversi ‘tassi di contagio’: basso (ogni individuo infetto trasmette l’infezione a 1,5 persone), alto (ogni individuo positivo trasmette il virus a 2 persone), molto alto (2,5). Senza prendere alcuna misura, partendo con 100 casi di infezione e un tasso di contagio basso (1,5), dopo 80 giorni i casi di infezione diventano 279 mila (pari al 7,4% della popolazione di Singapore). Se il tasso di infezione è più alto (pari a 2) i contagi dopo 80 giorni arrivano a 727.000 casi (pari al 19,3% della popolazione di Singapore). Se il tasso di infezione è addirittura di 2,5 dopo 80 giorni i nuovi casi saranno 1.207.000 pari al 32% della popolazione dell’isola. Se invece vengono adottate contemporaneamente tutte le misure di contenimento (quarantena dei casi positivi e delle famiglie, chiusura delle scuole e smart-working), il numero di contagi dopo 80 giorni è decisamente inferiore: il 99,3% in meno, pari a 1800 casi se il tasso di contagio è basso; il 93% dei casi in meno (50 mila nuovi casi) se il tasso di contagio è alto (2); una riduzione dei casi del 78,2% (pari a 258 mila nuovi casi) se il tasso di contagio è molto alto (2,5). Le misure di contenimento, quindi, risultano tanto più efficaci quanto meno il virus è contagioso.