«Entro il 31 marzo verrà aggiudicata la gara per allestire dodici nuovi posti di terapia intensiva all’interno del Covid hospital di Boscotrecase». L’atteso annuncio che ridà speranza nella tragica lotta al Coronavirus è di Gaetano D’Onofrio, direttore sanitario dell’Asl Napoli 3 Sud.
Metropolis lo ha intervistato ieri perché, in un momento così drammatico, c’è bisogno di trasparenza, chiarezza, verità. Esigenze che solo cifre e numeri precisi sono in grado di soddisfare. Una missione da portare avanti con lucidità proprio nei giorni in cui migliorano le condizioni di salute di alcuni pazienti intubati e “curati” con il metodo Ascierto, cioè con l’assunzione di farmaci anti-artrite. Un barlume di speranza in fondo al tunnel nero del virus.
Resta tuttavia la drammatica situazione dei tanti infetti. «Attualmente sono quarantadue le persone affette da covid-19 ricoverate nell’ospedale di Boscotrecase», svela il direttore D’Onofrio. Gli ultimi due pazienti, che presentano gravi sintomi di contagio da Coronavirus, sono stati presi in carico “infrangendo” il momentaneo blocco dei ricoveri. Un blocco che, allo stato, prosegue. «Ma due sere fa abbiamo fatto comunque l’impossibile per ricoverare gli ultimi pazienti contagiati. Il primo è stato trasferito da Nola, il secondo invece da Castellammare».
Il perché dello stop ai ricoveri è dovuto all’esaurimento dei posti letto ad oggi disponibili fra il piano terra – dove c’è un pronto soccorso con 14 lettini – il secondo e il terzo piano del presidio sanitario, che adesso ospitano le altre 28 persone ricoverate con i sintomi più gravi. La gara da 3 milioni di euro che il prossimo 31 marzo verrà aggiudicata dalla So.Re.Sa. – la SpA per la Sanità costituita dalla Regione Campania per la razionalizzazione della spesa sanitaria regionale – porterà dunque il Covid hospital di Boscotrecase a poter ricoverare fino a un massimo di 54 pazienti positivi al Coronavirus.
E tutto in attesa che in ospedale arrivino nuovi macchinari, monitor e ulteriori 9 ventilatori polmonari. «Quando tutte le attrezzature saranno a nostra disposizione», continua il direttore sanitario. «Allora allestiremo altri 30 posti letto dedicati alla terapia sub-intensiva». Sarà questo l’ultimo intervento in grado, qualora andasse in porto, di innalzare la capacità complessiva di accoglienza fino a 84 persone contagiate. Quattordici posti in più rispetto alla promessa dei 70 posti letto, inizialmente indicati nella delibera di riorganizzazione ospedaliera che lo scorso 15 marzo aveva trasformato l’ospedale di via Lenze in Covid hospital del vesuviano per un bacino di circa 600mila utenti.
«Lo abbiamo fatto – spiega il direttore sanitario dell’Asl Napoli 3 Sud – per non ripetere gli stessi errori commessi al nord. Dove il contagio non è stato limitato anche per la mancata individuazione di ospedali unicamente dedicati ai pazienti positivi. Senza la nascita dei Covid hospital, la Campania avrebbe fatto la stessa fine della Lombardia».
Ma il personale sanitario, qui a Boscotrecase, continua a essere ridotto. A lavorare su più turni massacranti, nella loro guerra combattuta senza armi contro il Coronavirus, ci sono 170 infermieri, 35 operatori socio sanitari, solamente 10 anestesisti. E infine 23 medici tra cardiologi, pneumologi e internisti. «A tutti loro va il mio grazie», prosegue il direttore D’Onofrio. In 26, tra medici e infermieri, tre giorni fa hanno inviato una drammatica nota anche al direttore sanitario. «Il personale è insufficiente», hanno scritto. Denunciando poi «la mancanza di presidi elettromedicali, la penuria di farmaci, l’assenza di sistemi di monitoraggio e gestione della pressione cruenta, la carenza di materiale per l’igiene personale dei pazienti».
Il direttore D’Onofrio adesso replica: «Il nostro è stato uno sforzo titanico, qui è un continuo work in progress». Sulla denunciata assenza dei dispositivi di protezione individuale, il direttore sanitario registra invece un miglioramento: «Il problema è mondiale, ma stiamo garantendo i kit. Ai sanitari di Boscotrecase, ora, abbiamo fornito inoltre una dotazione di 150 occhiali protettivi». «Come confermato dai sanitari e dalle rappresentanze sindacali quotidianamente arrivano 160 kit per gli operatori impegnati che comprendono anche le mascherine ffp3», hanno rassicurato in una nota congiunta Mario Casillo, capogruppo del Partito Democratico in Regione Campania, e i sindaci di Boscotrecase e Torre Annunziata, Pietro Carotenuto e Vincenzo Ascione.
Tutti, ieri, hanno incontrato i vertici Asl nella sala riunioni dell’ospedale. Il bollettino, nel Covid hospital di Via Lenze, resta però grave. Sono 5 i pazienti morti in 10 giorni a causa del Coronavirus. «Esistono però altri dati, stavolta positivi», commenta il direttore sanitario dell’Asl Napoli 3 Sud. «in 10 sono vicini alla guarigione». Una volta guariti, i pazienti dimessi non torneranno immediatamente a casa. E’ il direttore D’Onofrio a confermarlo: «Stiamo individuando una vicina struttura socio-sanitaria, del modello RSA, che li accolga temporaneamente. Per evitare rischi».
Il direttore sanitario, infine, commenta la raccolta fondi indetta da Metropolis a sostegno dei medici di Boscotrecase e lancia un appello: «L’iniziativa del vostro giornale è l’applicazione dei principi di solidarietà e di sussidiarietà. Noi medici, in questo momento, ci stiamo sentendo soli. A tutti, allora dico: stateci vicino».
Intanto, proprio per accendere un faro sul primo ospedale Covid della provincia, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata, ha deciso di avviare un’inchiesta conoscitiva. E’ la prima inchiesta aperta in Italia attorno a un Covid-hospital. Un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato (per ora) che potrebbe scuotere, dalle fondamenta, il presidio ospedaliero vesuviano e anche la sanità campana in generale. Il procuratore capo di Torre Annunziata, Pierpaolo Filippelli, vuole vederci chiaro. Vuole capire il reale peso delle numerose denunce di medici e personale sanitario pubblicate, in questi giorni, anche da Metropolis. Dall’assenza di sistemi di protezione per il personale medico e per i pazienti, alle mascherine fantasma, passando per i farmaci che non ci sarebbero, le zone pre-triage e l’assenza, questa si già accertata, dei ventilatori per la terapia intensiva. Zero armi per combattere la guerra contro quel nemico invisibile che sinora ha già ucciso più di un terremoto nonostante gli sforzi immani e i grandi sacrifici di infermieri e medici in trincea.