Torre del Greco. La voce di don Lorenzo Pernice arriva flebile, intervallata da qualche colpo di tosse: «La fase acuta dell’infezione dovrebbe essere alle spalle», sospira dal suo letto d’ospedale al polo Covid di Boscoreale. Il parroco di San Vincenzo a Postiglione – cuore del quartiere di Santa Maria la Bruna, terzo focolaio della città del corallo per numero di contagiati – era stato trasportato al nosocomio di Boscotrecase lo scorso 19 marzo, a 72 ore dal tampone eseguito dai medici del 118. Le sue condizioni erano apparse gravi, al punto da costringere i camici bianchi a disporre il ricovero in terapia sub-intensiva. Dieci giorni a lottare contro il «mostro» venuto dalla Cina, poi il lento e graduale miglioramento: «Oggi mi sento bene, ma la strada resta lunga». Insieme al sacerdote resta sotto osservazione, in un diverso padiglione del presidio sanitario, un secondo prete della periferia cittadina.
Il calvario lungo 2 settimane
L’incubo a Santa Maria la Bruna è iniziato a metà marzo, quando i primi due pazienti – zia e nipote, rispettivamente 75 anni e 46 anni, entrambi uccisi dal Coronavirus – furono trasportati d’urgenza al San Leonardo di Castellammare e poi al polo Covid. A distanza di qualche giorno, il «simbolo» del rilancio della comunità di via Mortelle avvertì i primi sintomi del Coronavirus e venne sottoposto agli accertamenti del caso, scatenando l’incubo-pandemia nel popoloso quartiere della periferia di Torre del Greco. Dove decine di famiglie restano con il fiato sospeso, in attesa della fine dell’incubo-quarantena.
L’appello ai fedeli
Proprio ai fedeli della sua parrocchia, don Lorenzo Pernice rivolge un accorato pensiero: «Mai come in questa delicata circostanza – spiega il sacerdote – sento la “vicinanza” dei miei parrocchiani. Le loro preghiere mi allietano e mi entusiasmano. Durante i momenti difficili, mi hanno regalato consolazione e forza». Insomma, un’importante iniezione di fiducia in un momento particolarmente difficile. Un momento difficile superato da don Lorenzo Pernice grazie a un’incrollabile fede: «Dio vuole da noi un supplemento di pazienza e di prova – sottolinea a mezza voce – abbiamo il dovere di fare la sua volontà, altrimenti non saremmo dei buoni cristiani. Dio è con noi, non dobbiamo disperare. Ma dobbiamo pregare, intensamente».
Il quartiere in ansia
Parole di speranza, rivolte a una comunità profondamente scossa dalla perdita della storica commerciante e del giovane commercialista. La paura di un ceppo virale legato proprio alla comunità parrocchiale si trascina in tutto il quartiere di Santa Maria la Bruna già da due settimane. Due settimane in cui sono stati registrati diversi casi sospetti, con il personale del 118 costretto a intervenire in varie occasioni per soccorrere ammalati con i sintomi del Coronavirus. Gli esiti di alcuni tamponi eseguiti nei giorni scorsi non sono, al momento, noti. E lo spauracchio di una nuova ondata di casi «positivi» tiene con il fiato sospeso decine di famiglie.
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