Cinque infermieri e un operatore socio sanitario contagiati dal coronavirus al San Leonardo. Si aggrava il bilancio del personale dell’ospedale di Castellammare di Stabia. Dopo i quattro medici- uno di Cardiologia, uno di Medicina d’Urgenza e due del pronto soccorso – anche cinque infermieri e un oss finiscono nella lista delle persone costrette a stare a casa, per curarsi dalla polmonite interstiziale.Stando ai numeri dell’Asl, tra screening veloci e tamponi, sono circa 170 gli operatori sanitari che sono stati sottoposti ad accertamenti per verificare l’eventuale contagio da Covid-19.
Di questi,si attende l’esito del tampone per 70 dipendenti. Numeri impressionanti,che fanno temere un possibile focolaio nelle corsie dell’ospedale San Leonardo.Una rischio più volte denunciato dai sindacati, che anche ieri sono tornati all’attacco del direttore sanitario Mario Muto, accusato di non aver saputo gestire un’emergenza che ha esposto al pericolo di contagio medici, infermieri,operatori socio sanitari, oltre che gli stessi pazienti. Solo nelle ultime ore, a distanza di oltre un mese dall’inizio dell’emergenza,secondo i sindacati è stato convocato un incontro per discutere della sicurezza all’interno dell’ospedale. In una nota congiunta Cgil, Uil, Fials, Fsi-Usaee Nursing Up esprimono il loro disappunto: «Le organizzazioni sindacali non si sottraggono al confronto, ma quale credibilità può avere un direttore che ogni giorno palesa tutta l’inadeguatezza al proprio compito?».
Questa la protesta forte delle parti sociali,che chiedono che «l’azienda (il riferimento è all’Asl Na 3 Sud)prenda atto di ciò che sta avvenendo nel polo ospedaliero San Leonardo e provveda ad horas ad assicurare la presenza di un interlocutore affidabile che sappia creare le condizioni per un lavoro di collaborazione, nell’interesse della salute pubblica, che in questa drammatica fase non può aspettare».Una situazione incandescente quella dell’ospedale San Leonardo,che viene monitorata anche dalla Procura di Torre Annunziata. Dopo la vicenda della partoriente positiva – che secondo alcune denunce degli stessi sindacati, non avrebbe rispettato i protocolli previsti per evitare il rischio della diffusione del contagio del virus – il primo cittadino Gaetano Cimmino ha scritto nuovamente alla Procura per chiedere di verificare cosa sta accadendo all’interno del presidio di Castellammare di Stabia.
«I nostri sospetti purtroppo erano fondati- dice il sindaco a proposito dei nuovi contagi al San Leonardo – Ancora oggi, nonostante le richieste inoltrate e i numerosi solleciti per fare chiarezza su quanto sta accadendo nell’ospedale, non abbiamo ottenuto risposte ufficiali. Chiediamo chiarezza e trasparenza e pretendiamo i nomi dei responsabili di questa situazione inaccettabile».L’iniziativa del sindaco è stata supportata anche dai consiglieri comunali di maggioranza che nella giornata di ieri hanno firmato un documento unitario,mettendo sul banco degli imputati il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca.La contestazione riguarda «il ridottissimo e ridicolo numero di tamponi praticati in una città di 65mila abitanti nonché il ritardo biblico riguardante la notifica del risultato del tampone (ritardi che si aggirano anche intorno ai dieci giorni)».
I consiglieri però sottolineano anche «l’organizzazione confusionale in cui versa il presidio del San Leonardo che, con il personale lasciato a combattere in prima linea senza le opportune garanzie a tutela della loro salute e quella dei propri familiari, risulta essere diventato l’emblema di una inefficiente sanità campana- continuano – Nel nosocomio stabiese, in queste ultime settimane,atteggiamenti superficiali a dir poco irresponsabili hanno determinato preoccupazione e disagio tra il personale che, già sotto pressione in virtù di turni massacranti, ha dovuto registrare anche l’angoscia di non poter lavorare in serenità a seguitodi episodi che hanno coinvolto colleghi del pronto soccorso, del blocco operatorio, della radiologia,della ginecologia e ostetricia,fino al Tin (neonatologia) con tamponi che, effettuati per circa 20 dipendenti, trovano riscontro soltanto per 7 esiti ad oltre una settimana di distanza dai prelievi». Infine un invito a «cambiare registro utilizzando tamponi a risposta veloce e riorganizzando i distretti sul territorio che potrebbero monitorare la popolazione sia in via preventiva sia per l’attuazione in tempi utili della cura domiciliare per chi avesse contratto il contagio».