«Noi del 118 restiamo in guerra. Non abbandoniamo chi disperatamente chiede il nostro intervento. I cittadini però devono aiutarci, è per questo che lancio a tutti un forte appello. Chiamate pure la centrale operativa, ma vi prego: siate sinceri, dite se avete febbre e tosse. Raccontate la verità senza paura. Anche noi, oggi, stia- mo seriamente rischiando la vita». Federica è una giovane infermiera in trincea contro il Coronavirus. Ha 24 anni, è di Torre Annunziata. E anche a Pasqua non si è tirata indietro. Federica, due giorni fa, è salita infatti come al solito sull’ambulanza dell’associazione Misericordia di Torre Annunziata. La giovane infermiera, pure a Pasqua, ha combattuto in prima linea contro il nemico invisibile. Quel virus che ora uccide e semina terrore. Federica racconta la battaglia al Covid-19 da un insolito punto di vista. Non dalle corsie di un ospedale, neppure dal reparto di una terapia intensiva. L’infermiera svela impegno, anche ansia e angoscia, dal primissimo fronte della guerra.
La denuncia «E’ l’ambulanza del 118 e dei suoi operatori nessuno parla», prosegue «eppure è molto strano. Noi siamo il vero front-office della guerra al Coronavirus. Personalmente, ho già rischiato il contagio per due volte». Qui il racconto di Federica cambia tono. Diventando denuncia sociale: «Le chiamate sono numerose, il nostro lavoro continua a es- sere frenetico e snervante. Il primo triage lo fa la centrale operativa. La centrale chiede a chi telefona se ha i classici sintomi del Coronavirus. Purtroppo, di frequente, chi tele- fona non racconta la verità. Risponde infatti di non avere febbre, tosse o difficoltà nel respirare. Sono bugie che, alla fine, paghiamo care sulla nostra pelle». Chiarissimo e drammatico il risvolto della denuncia: «Così facendo, noi rischiamo la vita a causa di una menzogna. Perché siamo costretti a soccorrere i potenziali contagiati senza le adeguate protezioni. A me è già successo due volte».
Il racconto Federica, infatti, è intervenuta in due casi molto pericolosi. «Per due volte l’ho scampata bella», ricorda «perché ho soccorso nella loro casa e senza protezioni due persone che avevano mentito alla centrale operativa. Entrambe, a telefono, avevano detto di non avere la febbre. Ma, una volta arrivata sul posto, ho scoperto invece che il termometro toccava i quaranta gradi. E io ero senza tuta e mascherina». Dispositivi di protezione che, ancora oggi, continuano a essere forniti a Federica dall’associazione Misericordia di Torre Annunziata. «E’ soltanto l’associazione ad aver protetto gli infermieri e gli operatori tecnici del 118. E’ tutto a carico della Misericordia». L’associazione di Torre Annunziata, nonostante le cautele adottate, è però adesso costretta a fare i conti con due operatori che hanno contratto il Coronavirus. Si tratta di un medico e di un infermiere. L’Asl, dopo i primi casi di contagio, è corsa quindi ai ripari. Assicurando i dovuti test rapidi da svolgere sull’intero personale. L’azienda sanitaria di riferimento è intervenuta dopo la forte insistenza della presidentessa dell’associazione Misericordia, che aveva denunciato i due casi di contagio da circa un mese.