Tonino Scala.
“Carmine, I’m sorry capite” stare lontano da Napoli per più di due mesi era impossibile per Giuseppe Mauriello fu Giovanni il sarto di Villaricca, in arte Pino Mauro. Carmine è Carmine Coppola, compositore e direttore d’orchestra newyorchese nonché padre di Francis Ford Coppola che aveva proposto al re della sceneggiata di recitare una parte ne Il Padrino. Amatissimo oltreoceano: a New York, Frank Sinatra chiese di incontrarlo. Lui e Mario Merola, nella grande Mela e a Napoli si dividevano il regno. «Il cantante degli immigrati italiani a Brooklyn. Il campione di incassi a Napoli e a New York. A Napoli e a Toronto. A Palermo e a Philadelphia. Da Villaricca a Vancouver. Nei teatri la gente si alzava in piedi sulle poltrone. Il Trianon, il Duemila e il Madison Square Garden». Canzoni, le sue, che han fatto la storia della musica negli anni settanta e ottanta da Core e lacreme scritta da Giuseppe Cioffi,a ‘O Motoscafo, passando per ‘A sfida che sembra un pezzo di Morricone adatto per un film di Sergio Leone. Fra tutte però una è da inserire nel Pantheon musicale di chi ama questo genere: Nun t’aggia perdere. Scritta da Antonio Moxedano con musica di Antonio Giglio, è tra le più belle canzoni napoletane di sempre. Su youtube è possibile ascoltare una versione nella quale Pino Mauro, duetta con Brunella Selo che canta in Inglese e un’altra straordinaria interpretazione, il cui ritornello è in francese e a duettare con il maestro è M’barka Ben Taleb. Pino Mauro oltre ad essere una delle colonne portanti della musica napoletana ha avuto una vita che definire ricca e movimentata rischia di essere un eufemismo. Il re della sceneggiata ha ripercorso pezzi della sua vita in lunghe chiacchierate con Riccardo Rosa, giornalista e scrittore. Ne è nato un gran bel libro: “La sfida, la storia del re della sceneggiata”. Edito da Napoli Monitor Edizioni non è un libro sulla vita di un uomo, o meglio è anche questo, ma non è solo questo. La sfida è un romanzo di vita, non una biografia. Un libro che è più cose: avventura, amore, passione, malavita, sfide, contrasti, gialli, errori giudiziari. Un percorso col piglio di un romanzo dove, ogni capitolo è uno scorcio di vita a dir poco straordinario. Una biografia romanzata con quale lo scrittore giornalista racconta anche com’è cambiata la musica a Napoli e la città stessa, dall’immediato dopoguerra fino ai giorni più recenti. Un percorso inteso come un viaggio che parte da Villaricca, passa per Poggioreale, attraverso errori giudiziari, poi Palermo, le feste di piazza, i teatri di periferia e il Madison Square Garden, via Stadera, l’amore per una prostituta. Sto parlando di amore vero e ricco di passione: «A me piace il rosso! A te piace il blu». «E questa settimana mi piace il rosso pure a me. Ci sta pure l’accendisigari». «Ti amo». Era sicuro che non la stesse comprando. Non trovava niente di male nel pagare le donne, ma non voleva comprarle (da “Appartamento in affitto – 158, via Stadera Napoli, 1958”). Pino Mauro riempiva già da adolescente teatri, piazze, i locali dei Quartieri Spagnoli, a quei tempi frequentati ancora dai soldati americani: «”You look like the voice”, gli dicevano ubriachi i marines dietro al Municipio». Con il maestro Roberto De Simone avrebbe dovuto interpretare “L’Opera buffa del giovedì santo”, ma fu fermato per un arresto, l’ennesimo. Fu un pentito ad accusarlo. Calunnie che dopo poco crollarono. Giusto il tempo però di fargli saltare quello che avrebbe rappresentato anche il suo sdognamento in certi ambienti culturali e teatrali. Questo è solo uno dei tre errori giudiziari che lo han visto protagonista. Il primo quando era ancora in erba, innamorato di una prostituta viene scambiato per un protettore. Il secondo, all’apice del successo, dove le cassette, non c’erano ancora i cd, da immettere sul mercato palermitano, piazza necessaria per poter diventare un cantante napoletano, vengono scambiate per contenitori pieni di droga. L’ultimo grazie ad un pentito che si era divertito a farlo arrestare per la terza volta. Poi la solitudine, gli strozzini dopo il carcere. E ancora Gian Maria Volontè che va a trovarlo a teatro, a Genova. “Penso solo che sia una cosa importante portare la gente al teatro. E quando dico gente intendo il popolo“ (da “Teatro Verdi – piazza Alfredo Oriani Genova, 1981”). Riccardo Rosa ha avuto la capacità ammaliante di narrare una bella storia di vita. Ogni capitolo potrebbe essere di per sé, un romanzo straordinario.