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Fincantieri, licenziati gli operai dell’indotto. E a Castellammare non si riaprirà la prossima settimana
CRONACA
19 aprile 2020
Fincantieri, licenziati gli operai dell’indotto. E a Castellammare non si riaprirà la prossima settimana
Redazione

Lo stabilimento di Fincantieri a Castellammare di Stabia non riaprirà la prossima settimana. Il braccio di ferro andato avanti per diversi giorni tra il management e i sindacati del cantiere navale ha visto uscire vincitori i rappresentanti dei lavoratori. “Come già confermato dagli accordi – spiega Luigi Scarica, segretario regionale Failms – il nostro stabilimento vedrà la sua riapertura il prossimo 4 maggio. Quando la Regione Campania darà l’ok alla riapertura anche delle attività aziendali e commerciali anche il nostro stabilimento vedrà riaprire i suoi cancelli per far rientrare gli operai”. Intanto, però, lunedì 20 aprile riapre anche lo stabilimento Fincantieri di Ancona, anche se i sindacati non sono d’accordo, tanto che la Fiom Cgil ha convocato in quella giornata una conferenza stampa alle 11 davanti ai cancelli del cantiere per esprimere la propria contrarietà. L’attività di Fincantieri, secondo Tiziano Beldomenico, Fiom Cgil Marche, “doveva riprendere dopo il 3 maggio e stavamo ragionando con l’azienda di una ripresa graduale, con meno personale nel cantiere in modo da abituarsi a lavorare secondo le nuove regole del distanziamento. Ma poi abbiamo saputo della decisione di ripartire lunedì con 350 addetti, un numero molto lontano rispetto a quello che si pensava”. Una situazione evitata, invece, a Castellammare dove le organizzazioni sindacali hanno fatto fronte comune. “Anche perché – continua Luigi Scarica – quello stabiese è uno stabilimento particolare nel quale vi sono lavoratori che provengono da diverse parti della nostra Regione e del nostro territorio. Era doveroso, perciò, soprattutto nei giorni più caldi della pandemia mantenere una rigorosa e forte applicazione dei decreti del governo per evitare che anche in quel cantiere potessero esservi focolai”. Ed infatti, proprio la positività di un lavoratore aveva fatto scattare un fronte polemico interno da parte delle organizzazioni sindacali che chiedevano un ripensamento delle procedure di lavoro. Di lì a poco la decisione di chiudere gli stabilimenti. “Ma – spiega ancora Scarica – non parliamo di un cantiere vuoto e non presidiato. Ci sono infatti, le parti vitali che continuano ad esserci pur rispettando ogni forma di distanziamento e di protezione. Quando sarà dato l’ok alla ripartenza, inoltre, le attività più importanti torneranno a lavorare seguendo il piano di protezione a cui sta lavorando l’azienda”. Il vero nodo però viene sicuramente anche dall’esercito dei lavoratori dell’indotto di Fincantieri. Una marea di piccole e piccolissime imprese che da anni a Castellammare ottengono appalti per lavorazioni parziali all’interno dello stabilimento. Qui, infatti, circa 250-300 lavoratori con l’inizio della crisi sanitaria hanno di fatto perso il posto. Si tratta di dipendenti assunti a tempo determinato che, per questo motivo, non solo non usufruiranno della cassa integrazione ma si vedono anche negato, in maniera beffarda, il bonus di Stato e Regione Campania. Solo poche ditte, quelle storiche e che hanno consolidati rapporti di lavoro con Fincantieri, hanno mantenuto i contratti a tempo indeterminato che, di fatto, hanno consentito di accedere agli ammortizzatori sociali previsti durante questa pandemia. Per tutti gli altri, invece, solo una parola d’onore legata alla riassunzione quando tutto questo momento difficile sarà finito. Ma fino a quel momento, dunque, nessun sostegno per centinaia di famiglie di Castellammare e dell’area stabiese che nel cantiere hanno sempre trovato l’unica fonte si sostentamento.

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