È operativo l’altro importante pilastro della ‘exit strategy’ che il Governo ha messo a punto per riprendere la traiettoria verso l’uscita dal lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus: i test sierologici. Entro fine maggio, infatti, la Abbott – l’azienda statunitense che ieri si è aggiudicata il bando per la fornitura dei test – conta di distribuirne in Italia 4 milioni. “I test sono comunque disponibili già da domani mattina”, annuncia l’azienda, anche se il bando prevede che siano nei laboratori dal 4 maggio. “Il nuovo test ha dimostrato specificità e sensibilità superiori al 99 per cento 14 giorni o più dopo l’insorgenza dei sintomi”, spiega la Abbott, annunciando che in un migliaio di laboratori di tutta Italia sarà possibile analizzare fino a 200 test per ora. “Siamo orgogliosi di aver potuto rendere fruibile immediatamente in Italia anche il nuovo test anticorpale che potrà aiutare a individuare chi ha contratto il virus, contribuendo ad aumentare la fiducia ora che ci apprestiamo a tornare gradualmente alla nostra vita”, ha spiegato Luigi Ambrosini, direttore generale e amministratore delegato di Abbott Italia.
L’azienda – che ha annunciato di aver ottenuto il marchio ‘CE’ – ha anche spiegato che “il test IgG SARS-CoV-2 identifica l’anticorpo IgG, una proteina prodotta dall’organismo nelle fasi avanzate dell’infezione e che potrebbe persistere per mesi e forse anni dopo la guarigione”. Ma il test sierologico non deve essere considerato una “patente di immunità” si affannano a spiegare da giorni gli esperti.
Il test sierologico “servirà per definire bene quella che è stata la diffusione epidemica del virus nelle varie regioni del Paese, ha ribadito oggi il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli – nelle differenti fasce di età e anche tenendo conto di profili lavorativi, ma non darà una patente di immunità, questo deve essere detto in maniera molto chiara e tanti studi ancora devono essere fatti per meglio definire più compiutamente e caratterizzare la risposta immunitaria al virus”. Dello stesso avviso il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Marcello Tavio secondo cui i test “sono sicuramente utili nel singolo caso per capire se una persona ha avuto la malattia e più in generale per i cosiddetti studi epidemiologici, per sapere cioè quante persone effettivamente nell’ambito di una data popolazione hanno incontrato il virus, magari in modo totalmente asintomatico.
Questi test saranno in grado di rispondere a questa importante domanda ma non sono importanti per la diagnosi nella fase acuta, dove va cercato direttamente il virus e non la risposta anticorpale”. E mentre al Pio Albergo Trivulzio di Milano domani partono i test al personale sanitario in servizio, negli Stati Uniti, Anthony Fauci, la voce più autorevole della task force antivirus della Casa Bianca, avverte che nelle prossime settimane dovrebbero almeno raddoppiare i test per il Covid-19 prima di riaprire l’economia. L’infettivologo, parlando al meeting annuale della National Academy of Sciences, ha spiegato che al momento ci sono circa 1,5-2 milioni di test a settimana ma che non bastano.