E’ stato dimesso nel giorno della Liberazione, dopo quasi un mese di ricovero nel Covid Hospital di Boscotrecase, ma non è potuto tornare a casa per riabbracciare la sua famiglia. Carlo Balzamo, infermiere dell’ospedale San Leonardo e sindacalista della Cisl, è guarito dal Coronavirus ma la moglie che pure era risultata positiva è ancora in attesa del secondo tampone. Trascorrerà qualche giorno in un B&B pri- ma di tornare a casa sua. «Sono passato davanti alla chiesa di San Marco per una preghiera», racconta l’infermiere stabiese ma residente al Parco Imperiale a Gragnano. «Sono molto credente e ho ricevuto una grazia», dice prima di svelare il suo desiderio «non vedo l’ora di riabbracciare la mia famiglia». Prima di andare via dal Covid Hospital di Boscotrecase ha voluto dedicare una lettera al personale: «E’ stata dura, durissima, ma se non fossi arrivato qui quella sera del 2 aprile non so cosa sarebbe stato della mia vita – ha scritto nella missiva – Questa efficiente equipe di operatori sanitari da quella sera mi ha ridato la gioia e la felicità persa. Resterà tutto indelebile nel mio cuore e da parte mia non mancheranno mai le preghiere per il rischio che correte in questo terribile periodo di pandemia per essere in prima linea. Siete divenuti i miei angeli custodi». Un messaggio toccante quello di Balzamo che è stato il primo infermiere del reparto di Medicina d’Urgenza dell’ospedale San Leonardo a contrarre il virus in corsia. Ha destato molto scalpore una settimana fa la sua intervista rilasciata a Metropolis, proprio da un letto dell’ospedale di Boscotrecase dov’era ricoverato. Una denuncia forte quella di Carlo Balzamo che ha parlato di «negligenza, scelleratezza e in alcuni casi leggerezza nella gestione dei casi sospetti», spiegando anche alcune criticità che si erano verificate all’interno dell’ospedale San Leonardo. «E’ accaduto che i pazienti arrivati al pronto soccorso sono stati trasferiti nel nostro reparto nonostante sintomi da Covid 19 e chi, come me, ha lavorato in Medicina d’Urgenza s’è ritrovato a farlo senza gli adeguati dispositivi di protezione. Il nostro senso del dovere ci ha portati a garantire l’assistenza, non potevamo certo abbandonare i pazienti. A quel punto siamo diventati bersagli facili, è come se ci avessero sparato addosso senza darci la possibilità di difenderci», arrivò a sostenere. Un racconto accorato, nel quale faceva riferimento anche al contagio della moglie e di suo figlio, che ha destato anche l’attenzione del presi- dente della Juve Stabia Andrea Langella che ha deciso di donargli un abbonamento. «Non vedo l’ora di ringraziarlo», ha ribadito ieri Balzamo.
CRONACA
26 aprile 2020
Guarito l’infermiere che denunciò le falle dell’ospedale di Castellammare. Ma non può tornare a casa