‘Immuni’ arriverà a maggio ma ancora non è chiaro quando e, probabilmente, il suo esordio sugli smartphone degli italiani non coinciderà con l’avvio della Fase 2. Il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, nel giorno in cui l’Italia supera i 200mila contagiati, annuncia che dal 4 maggio saranno distribuite 12 milioni di mascherine al giorno e conferma che per la App di contact tracing ci vuole ancora tempo. E, anche se dovesse arrivare per l’inizio di maggio, non sarà in ogni caso operativa con tutte le sue funzionalità. In attesa che l’applicazione diventi uno dei pilastri per la ‘convivenza’ con il virus – “la strategia sanitaria prevede un approccio più scientifico sul tracciamento dei dati” ha sottolineato il premier Giuseppe Conte ribadendo che l’applicazione sarà “volontaria” e “nessuno sarà obbligato a scaricarla” -, i dati confermano la discesa della curva dei contagi. Il numero dei malati è diminuito di altri 608; i ricoveri in terapia intensiva sono scesi di altri 93 e ora sono 1.863; i pazienti negli altri reparti calano, per la prima volta dal 22 marzo, sotto i ventimila; il rapporto tra contagiati totali e tamponi fatti è il più basso finora registrato, al 3,6%. Ma dei 2.091 nuovi contagiati, 869 sono in Lombardia, il 41,5% del totale. Ulteriore dimostrazione che la Regione più in sofferenza segue un trend completamente diverso dal resto del Paese e questo pone la questione delle ulteriori aperture previste il 18 maggio, che non è escluso possano essere su base regionale come ipotizzato anche dal ministro Francesco Boccia. Quanto alle vittime, nelle ultime 24 ore se ne sono aggiunte 382 (di cui 126 in Lombardia) che portano il totale a 27.359. Ma è l’Istat a delineare, probabilmente, i ‘veri’ numeri. “Da un primo esame su 5.069 Comuni” risulta che “il totale dei decessi tra l’1 marzo e il 4 aprile è stato superiore del 41% rispetto allo stesso periodo del 2019 (62.667, quando erano 44.583 nel 2019)”. C’è stato dunque un “eccesso di mortalità”. E’ fondamentale che nella fase 2 gli strumenti per evitare un ritorno della diffusione del virus funzionino. Sulla App Arcuri ha ribadito che ci sarà la “piena e assoluta garanzia” per la privacy. Nella prima fase ‘Immuni’ funzionerà solo per il tracciamento dei contatti dei positivi; ad oggi è previsto che l’alert arrivi non alle Asl ma al cittadino e sarà quest’ultimo ad avvisare. E’ chiaro però, secondo il commissario, che “se non c’è tempestività tra la segnalazione e il tampone non si è raggiunto l’obiettivo di contact tracing”. Quindi, “è necessario essere sottoposti ai tamponi” nel più breve tempo possibile. Ma sarà fattibile vista la carenza dei test virali? Finora sono stati distribuiti 2,5 milioni di tamponi e le Regioni ne hanno ancora 800 mila. “Continueremo con una massiccia distribuzione – ha assicurato il commissario – per essere certi che ce ne sia sempre una quantità sufficiente”. Secondo alcune stime, il contact tracing potrebbe richiedere almeno 100 mila tamponi al giorno, a regime, più forse altri 100 mila per sanitari e altre categorie in prima linea. Al momento se ne fanno in media 60 mila al giorno. Ma ci sono anche altri problemi legati alla App. Il primo e più importante è dove e come saranno conservati i dati. Arcuri ha detto che il governo non ha ancora deciso se rimarranno sui device dei cittadini o saranno custoditi in un “server pubblico e italiano”. E non è ancora chiaro quando la App diventerà una sorta di “diario sanitario da remoto”, uno strumento costruito attorno alla storia medica del cittadino, che potrà dialogare con le Asl. Questa funzione, si limita a dire Arcuri, sarà disponibile “in tempi ravvicinati”. Non a caso, forse, negli ultimi giorni l’attenzione del governo e degli esperti è sembrata concentrarsi su mascherine e distanziamento sociale, per l’avvio della fase due. Quanto alle prime, Arcuri ha promesso che da lunedì ne saranno disponibili 12 milioni al giorno. Promessa impegnativa, visto che al momento la Protezione civile ne consegna 4 milioni al giorno. Ma tra aziende italiane e fornitori esteri affidabili, secondo fonti vicine al commissario, si conta di raggiungere l’obiettivo. Mascherine al prezzo calmierato di 50 centesimi al pezzo, fissato dallo stesso Arcuri, che si è lanciato in una tirata violentissima contro “i liberisti da salotto che emettono sentenze dai loro divani sorseggiando cocktail”. Una risposta a chi sostiene che calmierare così in basso il prezzo scoraggi le aziende dal produrle. “Abbiamo fissato quel prezzo per il bene dei cittadini”, ha rivendicato Arcuri. E il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha assicurato che “per tutto il 2020 sarà eliminata l’Iva sulle mascherine”.
CRONACA
28 aprile 2020
Covid, superati i 200 mila contagi in Italia. App a maggio, Istat,+41% morti a marzo