La vita di Raffaele Cutolo, il “professore” della camorra, è costellata di ombre e misteri. Un buco nero lungo un decennio: quello a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Dai rapporti con le Br e i servizi segreti all’omicidio di Aldo Moro, fino al rapimento dell’ex assessore regionale Cirillo. E ora alla lunga lista di enigmi che avvolgono la figura tetra dell’ex capo della Nuova Camorra Organizzata potrebbe aggiungersi un altro giallo. Ieri pomeriggio, in una delle sue dirette show su Facebook, Matteo Salvini – ex vicepremier ed ex ministro dell’Interno – ha gridato con orgoglio: «E’ stata negata l’uscita dal carcere a Cutolo».
Secondo il leader della Lega, dunque, la richiesta di concessione degli arresti domiciliari presentata nei giorni scorsi dal legale del boss, difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero, sarebbe stata respinta dal tribunale di sorveglianza di Reggio Emilia. C’è un problema però. Sulla mail dell’avvocato Aufiero, fino alla tarda serata di ieri, non è arrivata nessuna Pec. Nessuna comunicazione ufficiale in merito alla decisione tribunale. Due sono le ipotesi – come sottolinea l’avvocato – o Salvini sa qualcosa che nemmeno il legale del padrino sa, oppure si è lanciato in un’azzardata previsione del futuro. «A me non è stato notificato nulla via Pec che è l’unica fonte ufficiale – tuona infuriato l’avvocato Aufiero al telefono poco dopo le 10 di sera –
La notizia l’ha data Salvini. O ha detto una sciocchezza o qualcuno ha comunicato a lui una notizia riservata senza notificare a me il provvedimento del giudice. Se fosse così sarebbe assurdo. In entrambi i casi valuteremo i provvedimenti da mettere in campo». Una vicenda che rischia di rappresentare l’ennesima pagina oscura nella carriera del super boss di Ottaviano. La richiesta Nei giorni scorsi, infatti, il legale di Cutolo ha presentato un’istanza finalizzata a ottenere, per il suo assistito, gli arresti domiciliari. Cutolo, in cella da oltre 40 anni, sta scontando qualcosa come una dozzina di ergastoli.
E’ stato condannato, in via definitiva, come mandante di una lunga serie di delitti. Ma le condizioni di salute del padrino della Nuova Camorra Organizzata – secondo la difesa – non sarebbero più compatibili con il regime carcerario. Una richiesta fondata sia sul recente ricovero del boss nell’ospedale di Parma, in seguito a una crisi respiratoria, e sia su una controversa e discussa circolare diffusa dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a fine marzo.
Un documento con il quale il Dap di fatto ha chiesto di eseguire uno screening dei detenuti affetti da determinate patologie e ultrasettantenni. Non un “libera tutti” ma una misura per censire i detenuti a rischio e magari evitare possibili tragedie legate anche alla diffusione, in carcere, del Coronavirus. Un provvedimento ritenuto “rischioso” da diversi magistrati antimafia preoccupati dalla possibile fuga dei boss dal 41-bis. Un assist, comunque, per i legali del padrino. Cutolo, infatti, è malato da tempo ed ha 78 anni, di cui ben 41 vissuti in carcere, dopo il suo ultimo arresto arrivato nel maggio del 1979, quando da latitante venne catturato dopo la lunga fuga dal manicomio criminale di Aversa. Nell’istanza il boss ha chiesto di poter tornare, ai domiciliari, proprio nella sua Ottaviano. I giudici hanno anche chiesto una relazione dettagliata per avere un quadro del contesto sociale attuale e del possibile peso criminale che il boss potrebbe ancora rivestire in quella zona che per tanti anni è stata il suo feudo. Comunque vada nella giornata di oggi scadranno i termini per il deposito della decisione.
E in un senso o nell’altro verrà ufficializzato il verdetto del tribunale di sorveglianza di Reggio Emilia. Dopo la querelle innescata dalle parole di Salvini c’è il serio rischio che qualunque sia la decisione dei giudici quel verdetto si porterà dietro una lunga scia di polemiche e sospetti.
Ai domiciliari killer e bossIntanto, ad alimentare le speranze di Cutolo e i sogni di un clamoroso ritorno a casa ci sono le numerose scarcerazioni eccellenti registrate questi giorni. Sempre per motivi di salute, infatti, hanno lasciato il 41-bis Francesco Bonura, storico luogotenente del capo dei capi di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano e Pasquale Zagaria, fratello di Michele, quest’ultimo ritenuto il capo indiscusso del clan dei Casalesi. E sempre per questioni di salute ha lasciato il carcere di Secondigliano per andare agli arresti domiciliari Vincenzo Lucio, affiliato del clan Birra di Ercolano che stava scontando una duplice condanna all’ergastolo in quanto ritenuto coinvolto in due delitti legati alla faida di camorra tra i Birra e gli Ascione-Papale. Un elenco al quale potrebbero aggiungersi altri nomi di spicco della criminalità vesuviana.