«Mai sfrattato o mandato via l’inquilino. La lite verbale avvenuta nel giorni di Pasqua nasconde altre verità che sono state volutamente occultate da chi ha raccontato bugie». Un 34 enne, nipote della proprietaria dell’appartamento, sito nella zona periferica di Santa Maria la Carità. Una convivenza diventata difficile, fino alla rottura totale avvenuta due settimane fa. A raccontare la sua versione dei fatti era stato l’operaio dell’indotto Fincantieri, affittuario dell’appartamento e che “cacciato” aveva deciso di andarsene insieme alla sua famiglia: moglie e tre figli piccoli. Una storia che, ripercorsa dai proprietari dell’immobile, è del tutto capovolta. «Ci sono diversi aspetti da chiarire su quanto riportato dall’operaio. Ai ferri corti ci siamo arrivati per le continue distrazioni commesse dalla famiglia: scarti di verdura nel water e olio bollente nel lavandino della cucina – spiega l’uomo – Ogni volta che cercavano di dissuaderlo da tale pratica, che ha più volte intasato le fogne, non c’era verso di parlare civilmente. E giù minacce e risposte inopportune. Nella palazzina oltre la mia famiglia, ci vive mia nonna anziana e mia zia affetta da una patologia invalidante. Soprattutto per loro le continue urla, per discussioni futili che si creavano, erano motivo di paura. Non è stato l’operaio a essere minacciato, ma è l’esatto opposto». Un clima che si è man mano complicato, perché nella palazzina di famiglia «gli unici a non rispettare le regole e a non rispettare neanche noi erano loro», ribadisce il 34enne. Incomprensioni tra inquilini e proprietari che non sono dipese dal pagamento dell’affitto, ma da una serie di colpe addossate reciprocamente su quello che era giusto fare o no. Insomma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, questa volta, non è stata l’acqua ma il fuoco. «Il giorno di Pasqua, un cittadino in transito ha notato del fumo che fuoriusciva dal balcone dell’operaio – l’uomo riavvolge il nastro e racconta i fatti – Al citofono ci ha allertato su quello che sembrava un inizio di incendio. E così era. Una cicca di sigaretta era stata gettata nella busta dei rifiuti che era fuori la loro terrazza. Assurdo non preoccuparsi che a pochi metri ci sono anche tre bombole di gas. Da qui ci siamo mobilitati velocemente e spento il rogo. Ma ad accendersi sono stati gli animi. Mio padre è stato colpito con un braciere che, per fortuna, era spento. L’operaio si è ben visto dal raccontare proprio tutto. Tra l’altro va chiarito anche che non abbiamo mai sollecitato il pagamento dell’affitto che, puntualmente, arrivava con un ritardo di 20 giorni rispetto gli accordi contrattuali. Ma è anche vero che di morosità non si parla. Si parla invece di una persona violenta che deve essere allontanato dalla mia famiglia, in tutela dei bambini e degli anziani che vivono nella palazzina».
CRONACA, Monti Lattari
3 maggio 2020
Santa Maria La Carità. Inquilino senza lavoro. I proprietari: «Mai sfrattato, siamo stati minacciati»