La Procura di Torre Annunziata ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta sull’improvvisa morte di Giovanni Somma. Il patron del famoso hotel-ristorante “La Cinciallegra” del monte Faito aveva 52 anni: è deceduto lo scorso primo maggio all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dove era stato sottoposto a un intervento chirurgico all’intestino. Al momento, tre medici sono stati iscritti nel registro degli indagati: il sostituto procuratore Emilio Prisco, il magistrato titolare dell’inchiesta, ipotizza nei loro confronti il reato di omicidio colposo. Le cartelle cliniche sono già state sequestrate e per le prossime settimane si attende il deposito della perizia del medico legale Antonio Sorrentino che, nei giorni scorsi, ha effettuato l’esame autoptico sul corpo di Somma su incarico della Procura e alla presenza di consulenti di parte.
Le indagini sono affidate alla compagnia dei carabinieri di Castellammare di Stabia. Gli uomini guidati dal capitano Carlo Venturini stanno effettuando tutti gli accertamenti necessari per fare chiarezza sul decesso del ristoratore di Vico Equense e si sono attivati dopo che la famiglia Somma ha deciso di presentare un’articolata denuncia invocando l’avvio di verifiche sull’operato del personale sanitario dell’ospedale San Leonardo. La tragedia si è consumata qualche giorno fa. Somma, ristoratore simbolo di Vico Equense e, in particolare, del monte Faito, conosciutissimo da turisti e visitatori, accusa forti dolori addominali. Così si rende necessario il trasferimento in ambulanza all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per tutti gli esami e gli accertamenti di rito. I medici sospettano anche che si tratti di un potenziale caso di coronavirus e – stando alle iniziali ricostruzioni della Procura di Torre Annunziata – viene effettuato il tampone. L’esito del test è negativo e dunque viene perentoriamente escluso un contagio da Covid 19. Secondo ciò che hanno raccontato i familiari, tenuti a distanza perché si era pensato a un possibile contagio, nonostante una richiesta non viene effettuata la Tac.
A questo punto, per Somma, si rende necessario un intervento chirurgico all’intestino. È il 30 aprile.
L’operazione viene effettuata ma all’improvviso la situazione precipita e il quadro clinico dell’uomo si aggrava. Di colpo Somma collassa e i tentativi di rianimarlo purtroppo si rivelano vani.
L’uomo perde la vita e i familiari iniziano a nutrire sospetti su come il ristoratore è stato assistito al San Leonardo, sia prima che dopo l’operazione. A questo punto, viene presentata una denuncia alla Procura di Torre Annunziata. La salma viene sottoposta a sequestro e il pubblico ministero Prisco ordina l’esecuzione dell’esame autoptico nominando un medico legale. Vengono spiccati così tre avvisi di garanzia nei confronti di tre medici dell’ospedale di Castellammare di Stabia: un atto necessario e d’ufficio alla luce del fatto che si svolge l’esame irripetibile sul corpo del ristoratore. Tant’è che gli indagati hanno potuto nominare propri consulenti. Successivamente la salma viene riconsegnata ai familiari e, seguendo tutte le norme anti assembramento, viene celebrato il funerale con l’ultimo saluto della comunità del Faito. Sulla morte di Somma aleggiano diversi quesiti a cui bisogna dare risposta.
E’ stato fatto tutto il possibile per salvare la vita all’uomo? C’è stato qualche errore nel trattamento del caso del ristoratore? Domande a cui la Procura di Torre Annunziata e i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia intendono fornire una risposta certa a stretto giro con l’intensa attività investigativa avviata dopo l’esposto dei parenti del ristoratore.