Il protocollo anti Covid per la ristorazione fa litigare a distanza i titolari di locali, pizzerie e pub. Il piano ipotizzato dalla task force “Brother in food” coordinata dallo chef stellato di Vico Equense Gennaro Esposito non trova molte condivisioni nonostante siano stati interpellati 1.200 operatori. Cosa prevede il progetto dello chef? Tra le tante iniziative, si pensa a un’autocertificazione da inviare al ristorante in cui il cliente chiarisca di non essere stato a contatto con pazienti Covid, fino a passare sia all’obbligo della prenotazione sia al distanziamento di due metri tra tavoli e sedie. E’ un manuale molto rigoroso in termini di sanificazioni e cautele all’interno delle cucine e che rappresenta lo spunto di confronto con la Regione. Ma non va dimenticato che continuano a filtrare voci che danno il comitato tecnico scientifico nazionale intenzionato a fissare in quattro metri e non due la distanza minima tra un tavolo e l’altro.Sul piano di Esposito si registra la dura critica di Fipe Confcommercio Napoli con Massimo Di Porzio che attacca duramente.
«Totale dissenso dal prospetto di protocollo presentato dallo chef e dal suo gruppo. Tante piccole realtà non riuscirebbero mai ad adeguarsi alle prescrizioni di quel documento». Scatta dunque la controproposta: distanziamento sociale di un metro, anche dei tavoli e laddove (come per esempio tra chef o pizzaioli, o tra personale di sala e clienti) non è possibile utilizzo di mascherine. Le persone che arrivano insieme o prenotano un tavolo, saranno accomodate allo stesso tavolo, senza necessità di alcuna indagine da parte dell’esercente.L’associazione Pizzaiuoli Napoletani, presieduta da Sergio Miccù, ribatte punto su punto al protocollo firmato Esposito e ne lancia uno proprio da sottoporre all’unità di crisi della Campania e al governatore Vincenzo De Luca. Tra le varie urgenze segnalate, la necessità di avviare test a tappeto e precauzioni durissime perché nel locale risulta molto difficile fare distanziamento sociale tra i dipendenti. «I tavoli dovranno essere distanti tra loro di un metro da seduta a seduta occupata e non da bordo a bordo tavolo, o senza alcuna distanza minima se venissero adoperati separé o fissate barriere tra i tavoli lunghe quanto il tavolo e alte da terra almeno 1,60 metri», si legge in un documento.
Rimane un punto fermo: «Il gestore non sarà in alcun caso responsabile per quanto accade esternamente al proprio locale, né tantomeno passibile di sanzioni o multe, non essendo suo compito lo svolgimento di attività di polizia e ordine esternamente al proprio locale».