Andrea Langella*
Ho letto con attenzione il dibattito che Metropolis ha aperto sulla ripresa delle attività ed anche del calcio, mi piace contribuire nella veste di imprenditore e di presidente della Juve Stabia. Stiamo attraversando un periodo di estrema difficoltà perché anche se l’emergenza sanitaria, dettata dal Covid-19, va fortunatamente regredendo, avvertiremo nelle prossime settimane sempre più forte la crisi sociale ed economica.
Il lockdown ha provocato anche tanta solitudine e modificato le nostre abitudini di vita che difficilmente torneranno quelle di appena tre mesi fa. Tantissime aziende sono in difficoltà, di conseguenza lo sono ancor di più tantissimi lavoratori e serve da parte dello Stato un intervento chiaro e deciso, non solo sotto forma di ristoro economico ma anche di regole per la sicurezza e per la ripartenza. Un discorso molto simile andrebbe fatto anche nel mondo del calcio, che non può ignorare questa pandemia ma che deve necessariamente trovare dei correttivi per sopravvivere.
È ovvio che si viaggi a velocità diverse, anche tra Serie A e Serie B, ma l’intero sistema ha bisogno di parametri nuovi ai quali fare riferimento. Molti giornalisti hanno voluto conoscere la posizione della Juve Stabia sulla ripartenza del campionato e credo di averla espressa chiaramente: non ci sono al momento le condizioni per riprendere, sotto ogni punto di vista.
A livello strutturale ed economico ci verrebbe chiesto uno sforzo che pochissime squadre in B sono in grado di sostenere, per di più per “forzare i tempi” di una vicenda ancora tutta da chiarire per quanto concerne la sicurezza di calciatori e staff oltre che la responsabilità in caso di positività di uno dei componenti del “gruppo squadra”. Ci sono parametri economici, come detto, che necessitano di essere rivisti ed anche i dipendenti, nel caso di specie i calciatori, sono chiamati a dei sacrifici che, per altro, sembrano anche disposti a fare perché coscienti che solo così potranno garantirsi un futuro. Futuro che deve passare anche attraverso una iniezione di fiducia e di entusiasmo della quale c’è bisogno, anche e soprattutto per ci segue questo sport con passione. I nostri tifosi sono una risorsa imprescindibile sotto questo profilo, immaginare di ripartire a porte chiuse mi intristisce e non certamente per il mancato introito del botteghino.
Il calcio è sentimento popolare, a Castellammare più che altrove, e senza il pubblico sugli spalti non ci sarebbe quell’adrenalina che spinge tutti noi – dirigenti, tecnici, atleti – a dare il massimo. Certo, dovremo convivere ancora con questo virus e con tante difficoltà: ci abitueremo ma serve tempo, e in questo tempo servirà mettere a punto dei progetti sostenibili per far ripartire realtà imprenditoriali e calcistiche come la nostra amata Juve Stabia.
(*Presidente Juve Stabia)