Ercolano. Sembra di assistere all’indecoroso spettacolo già andato in scena alla vigilia delle elezioni del 2015, quando alla guida della città degli Scavi c’era Vincenzo Strazzullo – costretto a rinunciare alla candidatura-bis dopo lo scoppio di un’inchiesta a orologeria, poi rimasta a lungo ferma al palo – e all’interno del Pd sgomitavano le due anime guidate rispettivamente da Antonio Liberti e Ciro Buonajuto, sostenuto dagli «amici fraterni» Luigi Luciani e Piero Sabbarese. A distanza di 5 anni, sono cambiati i ruoli – adesso la fascia tricolore è indossata dal baby Renzi del Vesuviano, mentre Luigi Luciani guida il Pd e Piero Sabbarese è passato con Azione – ma non il copione. Certamente non edificante per la classe politica della città degli Scavi.
Lo strappo nel Pd
L’ultima puntata dell’ennesima faida democrat a Ercolano si è consumata durante la seduta di metà settimana dell’assise cittadina, quando quattro consiglieri comunali e un assessore si sono auto-sospesi dal Pd. Il motivo? La promozione del «cavallo di ritorno» Antonio Liberti – candidato a sindaco nel 2015, sconfitto al primo turno – a capogruppo in municipio: l’ennesimo segnale di malcontento lanciato da chi – il presidente del consiglio comunale Luigi Simeone, Enrico D’Agostino, Giocchino Acampora e Michele Maddaloni – non ha evidentemente gradito il ripescaggio dell’ex nemico e della «camaleontica» Antonietta Garzia, pure eletta con la minoranza e poi abile a tornare «culo e camicia» con il primo cittadino per poi saltare nuovamente all’opposizione. A completare la grande fuga dal Pd, l’autosospensione dell’assessore Carmela Saulino. Insomma, alla prima prova dei numeri, il colosso d’argilla costruito da Luigi Luciani si è letteralmente sgretolato.
La replica del leader Pd
Davanti alla resa dei conti pre-elettorale, il successore di Piero Sabbarese – defenestrato da segretario cittadino del Pd dopo la prima lite con il baby Renzi del Vesuviano – ha provato a mettere una toppa. Peggiore del buco. «L’autosospensione è un atto strumentale – si legge in una nota diffusa via Facebook -. Appare una sgarbata prova di forza o una conta di chi sta con il Pd e chi ci sta a condizione che il partito faccia la stampella acritica per Ciro Buonajuto». Poi una difesa a spada tratta di Antonio Liberti contro cui Luigi Luciani scese in campo in prima linea nel 2015.«è una figura autorevole del Pd – il concetto, evidentemente cambiato, espresso dall’attuale leader dem -. Antonio Liberti è la storia di questo partito, Antonietta Garzia tra le prime fondatrici, insieme a Gennaro Sulipano e Maurizio Oliviero. Maria Grazia Prillo è membro dell’assemblea provinciale con una radicata storia nelle istituzioni e Salvatore Cristadoro ha una lunga tradizione di militanza nella sinistra e nelle istituzioni». E poco importa la storia degli ultimi 5 anni. Oggi l’ex «amico fraterno» di Ciro Buonajuto invoca le dimissioni del sindaco rimasto senza maggioranza e «suggerisce» a Gennaro Migliore «di evitare di dare lezioni non richieste». Un copione, insomma, già visto nel 2015. Con un finale, al momento, apparentemente già scritto.
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