Torre del Greco. «L’avvicendamento politico avvenuto tra la consiliatura del sindaco Gennaro Malinconico, passando per il secondo mandato di Ciro Borriello, fino ai giorni nostri con la giunta di Giovanni Palomba non ha registrato grandi stravolgimenti in termini di attori e modalità gestionali in termini di rifiuti». Tradotto in soldoni: sono cambiati i capi di palazzo Baronale, ma il «sistema Nu» all’ombra del Vesuvio è rimasto sempre uguale. è l’agghiacciante conclusione a cui è arrivata la commissione speciale d’inchiesta istituita in Comune lo scorso 30 dicembre 2019 e guidata dall’ex sindaco Valerio Ciavolino: le 32 pagine della relazione finale – accompagnata da circa 400 pagine di allegati e bocciata dai componenti dalla maggioranza, a dispetto del certosino lavoro portato avanti da Carmela Pomposo & company – sono destinate a scatenare l’ennesimo terremoto a palazzo Baronale e non solo. Perché non solo squarciano il velo dei meccanismi alla base del benservito al consorzio Gema di Pagani e del benvenuto alla ditta Buttol di Sarno, ma allungano pesanti ombre sull’intera storia dell’igiene urbana a Torre del Greco a partire dal 2012 a oggi.
Sessanta giorni di fuoco
Durante i due mesi di mandato – prorogati a causa della pandemia legata al Coronavirus – la commissione d’inchiesta ha puntato i fari sulla «rivoluzione Nu» promossa dal sindaco Giovanni Palomba, partendo dal capitolato di gara – successivo all’affidamento pro-tempore del servizio di raccolta dei rifiuti al colosso ambientale già attivo in varie città della provincia di Napoli – fino ai «processi di assunzione» del nuovo personale da parte della ditta Buttol. «Dalla lettura degli stralci delle audizioni e dall’analisi degli atti – si legge nella relazione finale – emerge come una certa gestione precaria del settore Nu ha non solo prodotto frequenti e duraturi periodi di emergenza rifiuti in città, ma ha posto l’ente comunale in posizione di potenziale soccombente in diversi contenziosi. L’assenza di controlli e la precaria attività di verifica di correttezza degli atti ha permesso il manifestarsi di importanti inadempienze contrattuali e potenziali violazioni di norme regionali e comunitarie». Circostanze gravi con precise responsabilità, secondo la commissione speciale d’inchiesta: «Le eventuali colpe, qualora certificate, sono ascrivibili – prosegue la relazione finale – in primis alla dirigenza competente, estendendosi a tutte le figure progressivamente coinvolte nei ruoli di Rup e Dec». Parole pesanti come macigni, chiuse da un invito a chiare lettere al sindaco Giovanni Palomba: «Gli elementi a disposizione sono sufficienti e concordanti nei dettagli – concludono gli «ispettori fai-da-te» del Comune – e tali da tracciare gli estremi di responsabilità a carico degli assessori all’ambiente e del primo cittadino. Si invita il sindaco a inviare, in autotutela, il tutto alle autorità competenti e a verificare le ipotesi di inadempienze. E, qualora acclarate, predisporre tutti gli atti conseguenziali e finanche la revoca dell’appalto».
Politici e incarichi
Un corposo capitolo dello «studio» sulla storia dei rifiuti in città riguarda la politica e le assunzioni. La commissione d’inchiesta – durante i lavori – ha ascoltato il direttore generale dell’Ato 3 rifiuti, l’avvocato Enrico Angelone. L’ex vicesindaco ai tempi proprio di Valerio Ciavolino nonché iniziale consulente di Giovanni Palomba – successivamente sparito dai radar di palazzo Baronale – ha confermato la presenza nel consiglio di amministrazione del «super-poliziotto» Francesco Balestrieri: l’ex assessore all’ambiente a Torre del Greco – ai tempi di Gennaro Malinconico, sostenuto all’epoca da Vittorio Guarino e Alfonso Ascione – e a Castellammare rassegnò poi le dimissioni e oggi «collabora» con la ditta Buttol.
La grana assunzioni
Sempre l’avvocato Enrico Angelone ha poi evidenziato come «anche le ditte private a vario titolo esecutori contrattuali sono obbligati, ogni volta che devono procedere all’assunzione di nuovo personale, a richiedere preventivamente al (parola non chiara) regionale e al liquidatore del consorzio unico di bacino». Non propriamente la procedura osservata in occasione dell’ultima infornata di netturbini a Torre del Greco.
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