Torre del Greco. L’indiscrezione era trapelata già a gennaio, anticipata da Metropolis Quotidiano durante i «giorni caldi» delle selezioni affidate a un’agenzia per il lavoro. Adesso è ufficiale: la procura di Torre Annunziata vuole vedere chiaro sull’ultima infornata di 25 netturbini all’interno del cantiere Nu di Torre del Greco. A confermare l’esistenza delle indagini affidate agli agenti del locale commissariato di polizia è direttamente Luca Di Monte, direttore generale della ditta Buttol, ascoltato dalla commissione speciale d’inchiesta del Comune sul «funzionamento» dell’igiene urbana all’ombra del Vesuvio.
Il verbale di 34 pagine
Il «frontman» del colosso ambientale con sede legale a Sarno è comparso a palazzo Baronale – al posto del presidente Franco Mottola, generale di corpo d’armata dei carabinieri – a metà maggio per rispondere alle domande dell’organismo politico guidato dall’ex sindaco Valerio Ciavolino, oggi seduto tra i banchi dell’opposizione: circa un’ora e mezza di audizione, finita in 34 pagine di relazione destinata a essere discussa durante il consiglio comunale convocato per il prossimo 11 giugno. Al centro della discussione, manco a dirlo, proprio i posti di lavoro garantiti dalla ditta Buttol – come da capitolato d’appalto – a 25 nuovi netturbini chiamati a dare il via alla raccolta dei rifiuti con il sistema «porta a porta». Assunzioni finite subito al centro di polemiche e veleni, ma – a detta del direttore generale della ditta Buttol – avvenute in modo imparziale e trasparente, attraverso un’agenzia per il lavoro. Eppure, immediatamente i fari delle forze dell’ordine si accesero sulle selezioni: «La fase delle candidature è già stata – la conferma di Luca Di Monte – oggetto di indagine della polizia di Stato che chiese di acquisire tutta la documentazione. Io stesso sono stato ascoltato al commissariato di polizia di Torre del Greco».
Le «pressioni» e le «paroline»
Ma la procedura adottata dalla ditta Buttol e la prima scrematura delle circa 400 domande arrivate all’agenzia del lavoro, evidentemente, non furono in grado di «tranquillizzare gli animi» degli aspiranti operatori ecologici. Al punto da convincere il colosso ambientale già attivo in varie città della provincia di Napoli a cambiare strategia: «Al momento dell’assegnazione dei punteggi – evidenzia il direttore generale della ditta Buttol – continuavano una serie di pressioni. Insomma, c’erano paroline che andavano e venivano dette sulla lealtà, sulla bontà. Allora, decidemmo di non seguire l’ordine di graduatoria proposta dall’agenzia per il lavoro e scegliere un notaio presso cui effettuare il sorteggio». Dei primi 25 baciati dalla fortuna, poi, dieci rinunciarono all’assunzione. Sulle «pressioni» e sulle «paroline» Luca Di Monte, incalzato dai componenti della commissione speciale d’inchiesta, specifica: «Per carità, mi correggo – il testo finito a verbale – Volevo dire che ci sono state una serie di attenzioni, documentate dalla stampa, capaci di accendere i riflettori all’interno del commissariato di polizia. Fui convocato, se non sbaglio, il 29 o 30 dicembre del 2019. In data 2 o 3 gennaio furono prodotti tutti i documenti che loro richiesero in quel momento». Ma la decisione di procedere al sorteggio – come riportato da Metropolis Quotidiano – venne ufficializzata solo il successivo 30 gennaio. A 48 ore dal via alla «rivoluzione» promessa dal sindaco Giovanni Palomba.
La città sporca
Al netto della grana-assunzioni, resta poi il nodo relativo alla qualità del servizio. A specifica domanda del consigliere comunale Carmela Pomposo, il direttore generale della ditta Buttol ammette: «Sono consapevole che è necessario fare ancora moltissimo sia nella direzione di migliorare il servizio sia per una migliore aderenza al dettato del capitolato d’appalto». Tradotto: la città è sporca e la ditta, per diretta ammissione del suo direttore generale, non rispetta interamente le regole previste dalla gara da 60 milioni di euro. Nel silenzio dell’amministrazione comunale.
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