La fine del lockdown e il graduale ritorno alla normalità non leniscono la tremenda crisi che ha investito il turismo italiano. Nonostante sia venuto meno il divieto di spostamento tra le regioni, infatti, solo il 40% degli alberghi italiani – secondo i risultati dell’indagine mensile di Federalberghi – è attualmente aperto. E il 26.8% ha già deciso che rimarrà chiuso per tutto il mese di giugno. A maggio, nel comparto ricettivo sono andati in fumo circa 118 mila posti di lavoro stagionali e se si guarda all’intero settore turismo, i posti di lavoro stagionali a rischio per l’estate 2020 sono quasi 500 mila. La situazione non migliorerà ad agosto quando solo il 78.9% degli alberghi italiani prevede di essere aperto, nonostante si tratti tradizionalmente del mese clou per il mercato delle vacanze. Al livello complessivo su 430 milioni di presenze che si registrano ogni anno negli esercizi ricettivi italiani, il 50% è relativo a turisti stranieri, che quest’anno saranno molto difficili da intercettare. Secondo le stime di Federalberghi, comporterà nel 2020 la perdita di oltre 305 milioni di presenze (‐71,2%), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 17 miliardi di euro (‐71,4%).
“Noi lottiamo con i denti per ripartire – spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, in occasione dell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato – e confidiamo che nei prossimi mesi il sentiment possa migliorare, ma la circostanza che a maggio, per il terzo mese consecutivo, si sia di fatto registrato il totale azzeramento delle attività, mette una pietra tombale sui conti della stagione primaverile, che quest’anno è stata cancellata dal calendario, insieme a più di ottanta milioni di presenze”. Il turismo è stato il primo settore ad avvertire le avvisaglie della crisi: già a febbraio erano state registrate le prime flessioni, a marzo si è avuto un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi (-92,3% per gli stranieri e -85,9% per gli italiani). Nei due mesi successivi il mercato si è completamente fermato con -97,8% ad aprile e -94,8% a maggio. “Anche la stagione estiva è a rischio – prosegue Bocca – le prenotazioni languono, i telefoni non squillano, siamo in apprensione per le sorti delle nostre imprese. Le prime vittime rischiano di essere cinquecentomila lavoratori stagionali che non saranno riassunti e le loro famiglie.
Ma si addensano nubi fosche all’orizzonte anche per il milione di dipendenti in attesa di capire se al termine della cassa integrazione troveranno un’azienda in attività, che tenta faticosamente di rimettersi in piedi, o un portone chiuso”. “Al Governo e al Parlamento chiediamo uno scatto di reni. Alcuni dei provvedimenti sin qui adottati – conclude Bocca – vanno nella direzione giusta, ma lo fanno con una lentezza esasperante e senza il vigore necessario. Occorre potenziarne la portata, aumentando le risorse a sostegno del turismo ed accelerando i tempi di effettiva entrata in vigore, altrimenti le imprese non ce la faranno”.