Rocco Traisci
Art directors, booking manager, promoters, addetti stampa ma anche scenografi, attrezzisti, costumisti, registi, fonici e gli stessi artisti, tutti uniti in una enorme comunità dal titolo inequivocabile: “Chiamate noi”, con tanto di hashtag e digitalizzazione social. “Lo show è fermo, i lavoratori no”, questo in sintesi l’obiettivo del progetto nato a Milano grazie al contributo dei maggiori professionisti del comparto live (e non solo), alle prese con l’immobilismo del settore maggiormente colpito dall’emergenza covid. L’esperimento si sta rapidamente diffondendo in tutta Italia e ha come obiettivo il ricollocamento delle maestranze in tutti i segmenti dell’imprenditoria italiana. Un sistema non profit che ha già raccolto migliaia di adesioni e una serie di risposte concrete, intrecciando una potente rete di contatti e relazioni su tutto il territorio nazionale. Dopo un primo step di monitoraggio domanda/offerta, sul web è partita la campagna social e sulle pagine dedicate è possibile trovare il form per l’iscrizione e i passaggi alla fase succesiva. Si punta a ottimizzare il livello delle competenze, le professionalità e le risorse umane per velocizzare i tempi della ripresa, distribuire lavoro dove serve e fronteggiare l’emergenza sanitaria attraverso la costruzione di strutture temporanee in tempi ristretti. “ChiamateNoi – si spiega in un comunicato già in rete da qualche giorno – è una piattaforma di rappresentanza indipendente, partita dal basso e senza scopo di lucro, nata per raccogliere in un unico elenco professionisti ed aziende del comparto dell’organizzazione di eventi. Alte professionalità spendibili in settori diversi da quello dello spettacolo.Vogliamo dare una risposta immediata alla richiesta di specifiche esigenze con professionalità abituate ad operare in contesti difficili, sempre nuovi e con tempistiche molto contratte, ma in grado di garantire il miglior risultato possibile a prescindere dalle difficoltà incontrate”. Un punto di contatto tra domanda e offerta in filiere produttive diverse da quello dello spettacolo, per dare la possibilità agli iscritti di trovare occasioni di lavoro in altri settori e alle aziende di beneficiare di prestazioni di qualità.Intanto lo scorso sabato 30 maggio, in tredici piazze italiane, la protesta dei lavoratori dello spettacolo che si sono riuniti per manifestare in sicurezza lo stato di agitazione permanente di uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria. Per il mondo dello spettacolo, infatti, la fase2 è una falsa ripartenza visto che, come molti segnalano, l’apertura di teatri e cinema consentita dal 15 giugno, non sarà garanzia di impiego per gran parte delle persone che operano nel settore.