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Coronavirus. Iss: bassa criticità ma lieve aumento dei casi
CRONACA
19 giugno 2020
Coronavirus. Iss: bassa criticità ma lieve aumento dei casi
Redazione

Ad un mese dalla riapertura di negozi e ristoranti e a due settimane dalla ripresa della circolazione in tutto il paese, la trasmissione e l’impatto del coronavirus in Italia restano a “bassa criticità”. Ma in alcune regioni e aree “la circolazione del virus è ancora rilevante” come testimonia un seppur lieve aumento dei casi, che non riguarda più soltanto la Lombardia. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute fa scattare un piccolo campanello d’allarme proprio nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità invita il mondo intero a non abbassare la guardia: “La pandemia di coronavirus sta accelerando, ieri sono stati riportati 150.000 nuovi casi, finora il numero più alto in un giorno – avverte il direttore generale Tedros Adhanon Ghebreyesus – Il mondo è in una nuova e pericolosa fase. Le persone sono stufe di stare in casa e i Paesi sono comprensibilmente ansiosi di riaprire le loro società e le loro economie, ma il virus si sta ancora diffondendo, è ancora mortale e la maggior parte delle persone sono suscettibili”.

I dati sull’analisi dell’andamento della curva epidemica nella settimana dall’8 al 14 maggio offrono infatti una doppia lettura. E’ confermato, dicono l’Iss e il ministero della Salute, che “complessivamente il quadro generale dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità, con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (periodo 8/6-14/6) di 6.03 per 100.000 abitanti”. Numeri positivi che vanno di pari passo con quelli contenuti nel bollettino giornaliero della Protezione Civile: dopo la crescita di giovedì, sono tornati a scendere sia i ricoveri in terapia intensiva (161 contro i 168 di ieri) sia l’incremento delle vittime, passate dalle 66 di ieri alle 47 delle ultime 24 ore. E, ancora, i malati in quarantena sono scesi sotto i 20mila. Ma allo stesso tempo, sottolineano gli esperti, in alcune aree del paese “continua ad essere segnalato un numero di nuovi casi di contagi da Sars-Cov2 elevato”. Ed a “livello nazionale sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione in diverse Regioni e province autonome nella settimana di monitoraggio corrente, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana”. Parole che si ritrovano nelle tabelle relative all’Rt, l’indice di diffusione del contagio, che non è più sotto l’1% in tutta Italia.

L’aumento più evidente è quello del Lazio: l’Rt è passato dallo 0,93 della settimana scorsa all’1,12. Un’impennata le cui cause vanno ricercate nel cluster individuato e isolato nell’Ircss San Raffaele alla Pisana, a Roma, dove ad oggi si sono registrati 114 casi e 6 vittime. L’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato ha assicurato che “il valore Rt sopra 1 è legato ai focolai già chiusi, la situazione è sotto controllo”. Dei 9 nuovi contagi nella Regione nelle ultime 24 ore, uno è riferito a quel focolaio sul quale stanno indagando anche i Nas e la procura di Roma che nei giorni scorsi hanno fatto sequestrare cartelle cliniche dei pazienti, tutta la documentazione relativa ai turni di lavoro di medici e operatori sanitari ed effettuato verifiche sui protocolli di sicurezza in tema di coronavirus.

C’è poi il caso della Liguria, con un Rt che passa da 0,53 a 0,8 e che da giorni vede crescere costantemente, seppur di poche unità, i malati. C’è la Campania che quasi raddoppia l’indice (da 0,28 a 0,46), la Sicilia che passa da 0,59 a 0,72 e il Veneto che risale leggermente da 0,59 a 0,69. E rimane l’unicum della Lombardia: nella Regione più colpita dal virus l’Rt scende dallo 0,9 allo 0,82 ma resta sempre il più alto dopo il Lazio. Anche oggi, secondo i numeri del bollettino della Protezione Civile, la regione ha il 62,5% dei contagi delle ultime 24 ore (157 su 251) ed è l’unica che ha ancora l’incremento delle vittime a due cifre (18 sui 47 totali). Non solo: il rapporto tra positivi e tamponi eseguiti (esclusi quelli ripetuti di controllo) è del 2,5% mentre nel resto d’Italia si ferma allo 0,42%. Tutto ciò, è la conclusione degli esperti dell’Iss e del ministero, “descrive una situazione epidemiologicamente fluida che richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico”.

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