Tre incontri non sono bastati per trovare l’accordo tra le forze di maggioranza su un un testo condiviso che superi i decreti Salvini. Ce ne sarà un quarto, il 9 luglio. Ma oggi al tavolo del Viminale è emersa la volontà dei Cinquestelle di procedere a modifiche sostanziali, dopo il ‘muro’ iniziale. Al prossimo confronto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese si presenterà con un nuovo testo che conterrà diversi ‘desiderata’ dei quattro partiti che sostengono il Governo.
Improbabile, però, che il dl sia portato in Consiglio dei ministri prima di settembre: l’ingorgo parlamentare ne metterebbe a rischio la conversione. Insorge la Lega, che parla di “regali ai trafficanti”. Continuano intanto le partenze dal Nord Africa, mentre sulla Mare Jonio e sulla Ocean Viking viaggiano 160 persone in attesa di un porto.
E Lamorgese pressa l’Europa per arrivare a “regole precise e comuni” per le navi umanitarie, con la responsabilizzazione degli Stati di bandiera. M5S, che ha sensibilità diverse al suo interno sul tema migranti, ha trovato compattezza su un documento che ieri è stato mandato all’Ufficio legislativo del Viminale, dove erano già arrivati testi analoghi di Pd, Leu e Iv. Giuseppe Brescia, che sta seguendo il tavolo per i Cinquestelle, spiega: “vogliamo un decreto ordine e integrazione, perché solo ordine e integrazione creano vera sicurezza”. La proposta M5S mira in particolare a “ridurre drasticamente i 5mila centri di accoglienza straordinaria (Cas) presenti in Italia e riorganizzare il sistema dell’accoglienza”. Via dunque i grandi centri (limite di 100 posti al massimo) a favore delle piccole strutture diffuse sul territorio, sul modello dello Sprar, cancellato da Salvini per realizzare il Siproimi aperto ai soli rifugiati.
I pentastellati sostengono inoltre la convertibilità di tutti i permessi di soggiorno in permessi per motivi di lavoro, la concessione del soggiorno anche per “comprovata integrazione quando lo straniero abbia dimostrato di essere radicato nel territorio nazionale e integrato”, il calo delle sanzioni alle navi ong, ora fino ad un milione di euro, ad una somma tra i 10 i 50mila euro. Soddisfatto, a nome del Pd, il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri. “La cosa più importante – ha sottolineato – è che oggi si è sancita in modo definitivo la volontà di tutte le forze di maggioranza di andare ben oltre i rilievi espressi dal capo dello Stato sui dl Salvini (che era la precedente ‘linea del Piave’ del M5S, ndr), intervenendo in profondità per azzerare gli effetti negativi che hanno determinato”.
Federico Fornaro (Leu), parla di “significativi passi avanti” fatti oggi “senza veti da parte di nessuno e con la disponibilità, da parte di tutti, all’ascolto e al confronto. Rimangono delle divergenze ma le modifiche ai decreti Salvini non saranno, come da noi richiesto, solo un’operazione di facciata”. Anche Davide Farone (Iv), parla di “passi avanti”, ma li giudica “non sufficienti”, spingendo sull’introduzione dello ‘ius culturae’. Lamorgese il 9 luglio presenterà il nuovo testo di mediazione (nella bozza in discussione si parla di dossier immigrazione, la sicurezza non viene toccata) dove troveranno spazio l’abolizione delle multe milionarie alle navi ong, l’ampliamento dei permessi speciali a chi rischia di subire “trattamenti inumani e degradanti” nel proprio Paese; il dimezzamento dei tempi di trattenimento nei Cpr (da 180 a 90 giorni); l’iscrizione all’anagrafe comunale per i richiedenti asilo; l’allargamento dell’accoglienza nel Siproimi; l’intervento sulla ‘tenuità del fatto’ chiesto da Mattarella. Sul resto si vedrà.
La ministra continua poi ad invocare la solidarietà concreta dell’Europa ed un meccanismo di ricollocamento obbligatorio tra i 27 Paesi dei migranti che sbarcano. “Abbiamo inviato a Bruxelles – fa sapere – idee e proposte con l’obiettivo di superare il principio di responsabilità del Paese di primo approdo e promuovere regole per gli Stati bandiera cui dovrebbero attenersi le navi private”. La scommessa, riguardo quest’ultimo punto, è varare una sorta di Codice per le ong: le navi dovranno avere dotazioni adeguate ed equipaggi formati, gli interventi devono essere coordinati dal Centro marittimo competente, nel caso anche quello libico; gli Stati di bandiera dovranno indicare il porto sicuro ed impegnarsi ad accogliere i migranti che sbarcano in un altri Paesi.