SANT’ANTONIO ABATE – La Sonrisa non è più soltanto un caso, è diventata un focolaio. Secondo i dati inviati all’Asli contagiati dal coronavirus sarebbero già ventisei e tra questi molti componenti della famiglia Polese, che gestisce il Castello delle Cerimonie più famoso del Mezzogiorno, e che nelle ultime settimane si sarebbero riuniti per una cena privata organizzata a Capri, per festeggiare una ricorrenza. In quella occasione il virus avrebbe colpito anche alcuni responsabili della struttura Villa Palmentiello, gestita da una società i cui soci sono legati ai Polesi stessi.
La situazione è seria e la Regione Campania con un comunicato diffuso alle 20,30 di ieri ha istituito una mini zona rossa a Sant’Antonio Abate. «E’ indispensabile avere il massimo rigore e assumere decisioni immediate per spegnere da subito ogni focolaio di contagio», ha detto il governatore Vincenzo De Luca in riferimento ai casi esplosi nell’area dei Monti Lattari. Il presidente usa toni durissimi contro «quegli operatori che subordinano la vita delle persone ai propri affari, ignorando le regole di sicurezza» e conferma in linea di principio il pugno di ferro: «Occorre chiamare a rispondere anche sul piano penale». Sul caso della Sonrisa l’ordinanza della Regione fissa alcuni paletti: «Fino al25 agosto sono chiuse le strutture ricettive “La Sonrisa” e “Hotel Villa Palmentiello”, con obbligo di disinfezione e sanificazione di tutti i locali prima della riapertura». Inoltre «ai cittadini residenti nella stessa strada della Sonrisa (via Croce Gragnano) è imposto l’isolamento domiciliare fino al 14 agosto». Nessuno potrà lasciare la propria residenza. Non è consentita l’uscita dall’area indicata nemmeno per lo svolgimento di attività lavorativa. Chiusi i varchi e gli accessi secondari alla strada.
E intanto l’Asl assicura l’esecuzione dei test sierologici e dei tamponi diagnostici a tutta la popolazione del Comune di Sant’Antonio Abate. Inoltre, chiunque abbia partecipato negli ultimi 14 giorni a feste ed eventi presso le strutture ricettive chiuse per Covid deve restare in isolamento per due settimane e dovrà sottoporsi ai test. Per ora gli eredi di don Antonio preferiscono restare in silenzio. Chi ha avuto modo di sentirli sostiene che «nessuna delle persone infette è in condizioni gravi», e che solo due pazienti sono stati ricoverati al Cotugno di Napoli per essere trattati con ossigeno.
Dal quartier generale dei Polese nessun commento, ma la preghiera di «non creare allarmismi ingiustificati legati alle attività della struttura che prima possibile riprenderanno secondo l’agenda». Intanto a Sant’Antonio Abate la preoccupazione è diventata in poche ore psicosi man mano che aumentavano i casi di contagio. Anche il sindaco è intervenuta sulla vicenda nel tentativo di tranquillizzare i suoi concittadini. «Confidiamo che ognuno di noi possa fare la propria parte per vincere questa battaglia. Ci riusciremo anche questa volta»