La paura di essere infetti e quindi di diventare “untori”, contagiare parenti e amici. E così nessuno vuole aspettare il tempo necessario – in teoria 48 ore, che possono diventare 3/4 giorni – a capire se, durante le vacanze all’estero, davvero si è contratto il coronavirus oppure no. La ‘soluzione’ è – ecco l’idea – a portata di mano: recarsi al pronto soccorso dell’Ospedale Cotugno di Napoli, centro di riferimento regionale per le malattie infettive, per fugare ogni dubbio. In Campania negli ultimi due giorni i positivi sono stati 69 e per 17 di loro si tratta proprio di rientri dall’estero. Tommaso è tornato da Santorini ieri sera. “Non sono nemmeno entrato in casa, sono rimasto fuori, in auto – racconta – non voglio contagiare i miei”.
Ma la mascherina, le distanze di sicurezza, il lavaggio frequente delle mani e gli assembramenti da evitare? “Io ho fatto quel che potevo – risponde – Non credo di non essere stato prudente, però chi me la dà la certezza?”. “Ho cercato di contattare la mia Asl – dice Teresa – non ho avuto risposta, ma cosa avrei dovuto fare? Contagiare la mia famiglia?”. Lei ha 24 anni ed è tornata dalla Spagna, Maiorca, quello che le interessa – più di sapere se c’è un protocollo da seguire – è avere nell’immediato il risultato del test.
“Se mi avessero risposto non sarei venuta – sottolinea – io ho pure provato a rispettare le procedure, ma di fronte a questa incertezza sono venuta in ospedale”. Dove, davanti al pronto soccorso, chi si mette in fila rischia, come evidenziato dal direttore generale dell’Azienda dei Colli, Maurizio Di Mauro, perché “se c’è anche un solo caso infetto, sta contagiando tutti. Questa non è la procedura giusta”. Sono diverse le storie di chi si è trovato a rientrare in Italia dalle mete turistiche estive più ambite e che, poco prima dell’aereo di ritorno, ha saputo dell’ordinanza del Governo e di quella del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Francesca si aspettava, una volta atterrata a Napoli, che il tampone le fosse fatto in aeroporto. “Ero tranquilla fino a che non ho capito che la procedura era lunga – dice – prima la mail, poi una risposta, poi la sorveglianza e la quarantena, poi se tutto va bene sei ‘libero’, altrimenti finalmente ti fanno il tampone o il sierologico. Venire qui al Cotugno mi fa risparmiare tempo”. Recarsi in ospedale, però, non solo non è la procedura corretta, ma è rischioso e soprattutto non è risolutivo.
E’ Di Mauro a spiegarlo: “Se si è venuti in contatto con il virus, per esempio, ieri, oggi sottoporsi al test non serve a niente, il risultato sarà negativo”. Non è, dunque, un caso, se la Asl tiene sotto controllo chi si registra (passaggio obbligato perché previsto dall’ordinanza regionale) 3/4 giorni. Nel caso in cui insorgessero sintomi legati al Covid-19, la Asl di appartenenza interviene direttamente a casa, per effettuare il test e, nell’attesa del risultato, il soggetto deve rimanere in isolamento domiciliare fiduciario per 14 giorni che termina al momento dell’eventuale esito negativo degli esami.
Intanto, fa sapere la Asl Napoli 1 centro (che ha anche attivato il numero verde 800909699), da domani sarà possibile effettuare il tampone per coloro che rientrano dall’estero nella sede del Frullone: bisogna inviare una mail e presentarsi il giorno successivo nel presidio.