Lo hanno subito battezzato “laboratorio Pomigliano”, e mai definizione fu più azzeccata. Perché solo a seguito di un freddo esperimento di laboratorio, magari partorito dalla fantasia geniale ma al tempo stesso folle di uno scienziato pazzo, si sarebbe potuto partorire un “mostro” del genere. Sì, perchè solo da un laboratorio della vergogna, da parte di chi evidentemente vergogna non conosce, può uscire fuori un patto elettorale (perchè tale è) tra Pd e Cinque Stelle. Il partito della “casta” per definizione e quello autoproclamatosi dell’anti-casta che si mettono insieme. Dopo essersi insultati, denigrati, calunniati, denunciati per anni. Non solo sui social ma anche nelle aule del Parlamento. Ma si sa, da qualche tempo, in nome della “salvezza dell’Italia”, Pd e Cinque Stelle hanno sotterrato l’ascia di guerra. Ma dalla tregua all’abbraccio reciproco, ce ne passa. «L’alleanza di governo non verrà replicata sui territori», assicurava circa un anno fa l’allora capo politico del Movimento, Luigi Di Maio da Pomigliano. Una garanzia che prima o poi sarebbe accaduto l’esatto opposto. E infatti oggi proprio dalla “sua” Pomigliano parte un tentativo di fusione a freddo che per fortuna non produrrà danni nucleari, ma di certo nemmeno invenzioni epocali. Nel laboratorio della vergogna di Pomigliano d’Arco il dottor Frankenstein ha il nome e il cognome di Dario De Falco, che nel curriculum può vantare la storica amicizia con il ministro degli Esteri. Oltre a una candidatura a sindaco (perdente, ovviamente) sempre a Pomigliano, cinque anni fa. Ad assistere “lo scenziato”, come Igor nel film capolavoro di Mel Brooks, il prode Marco Sarracino, segretario del Pd metropolitano di Napoli, che si è opposto con tutte le sue forze all’esperimento, ma per le motivazioni sbagliate. Perchè si realizzasse, infatti, ha preteso che venisse replicato anche altrove. E quindi, a breve, molto probabilmente si sentirà parlare di “laboratorio Giugliano”, “laboratorio Caivano” e/o “laboratorio Marigliano”. Ma per ora l’esperimento va avanti solo a Pomigliano. La “creatura” ha le fattezze di Gianluca Del Mastro, professore di Papirologia all’Università della Campania ‘’Luigi Vanvitelli’’. Una «figura civica», scelta da tutto lo schieramento per il suo curriculum ed il suo impegno come presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane. «’Ho accettato con determinazione – ha scritto sui social il professore pomiglianese – per il forte sentimento che mi lega da sempre alla mia città, con la prospettiva di poter assicurare a Pomigliano un quinquennio di crescita e un’apertura nazionale e internazionale». Di certo le intenzioni sono delle migliori, come erano quelle del dottor Frankenstein. Poi tutti sanno com’è andata a finire la storia.
POLITICA
19 agosto 2020
Pomigliano, il laboratorio della vergogna Pd-Cinque Stelle