L’aumento dei casi di Covid-19 non deve stupire più di tanto, ma i numerosi casi diagnosticati nei giovani asintomatici costituiscono una nuova sfida. “E’ normale che i contagi tornino a crescere, ora dobbiamo capire se saremo in grado di reggere la situazione e conviverci”, osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. “I casi stanno aumentando ed è normale che questo accada dopo la riapertura perché il virus è ancora in circolazione: è un aumento che tutti aspettavamo e che in Italia è arrivato dopo che in altri Paesi”, rileva.
Quella attuale è una situazione nella quale il numero dei ricoverati è ancora sotto controllo. Bisogna comunque considerare, osserva che “vediamo l’effetto su ricoverati e decessi sempre un po’ in ritardo in quanto i dati dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che dalla comparsa dei sintomi al ricovero passano in media cinque giorni e 12 dai sintomi al decesso”. In sostanza è necessaria una settimana per contare i ricoverati che hanno avuto l’infezione oggi e due settimane per i decessi. Il dato nuovo, prosegue Sestili, è che “negli ultimi 30 giorni l’età media delle persone positive al nuovo coronavirus in Italia è scesa a soli 32 anni, mentre all’inizio dell’epidemia era di 60 anni”. Inoltre i giovani che si ammalano sono quasi sempre sintomatici o con sintomi lievi.
“Si sono infettati – osserva – perché sono stati i più esposti al virus per la loro vita sociale. Il problema è che ora potrebbero rientra nelle famiglie e al lavoro: dovremo essere bravi a individuarli subito e a isolarli”. C’è poi l’appuntamento della riapertura delle scuole, che renderà necessario proteggere le fasce più deboli. “Bisogna considerare che l’età dei docenti è avanzata” e “la scommessa è evitare nuovi casi negli ultrasessantenni perché – osserva Sesitili – se le infezioni colpiscono soltanto i giovani si ha una situazione che può essere supportata da Servizio Sanitario nazionale in quanto i giovani hanno quasi sempre sintomi lievi o sono asintomatici”.
Considerando il numero dei nuovi casi, secondo Sestili la seconda ondata sarebbe già in atto, ma considerando ricoveri e casi gravi allora non ci siamo ancora: “la vera sfida è far sì che e le persone più anziane non si ammalino e l’utilizzo dei test rapidi nelle scuole potrebbe fare la differenza”.