Cosa c’entrano Tony Tammaro, Papa Giovanni Paolo II, la Perestrojka e Lech Wałęsa, il Premio Nobel per la pace del 1993? Apparentemente niente. Però… Siamo nel 1991. Estate calda, molto calda. In Polonia, a Częstochowa, Papa Giovanni Paolo II scelse la città della “Madonna Nera” per celebrare la seconda edizione della Giornata mondiale della gioventù. Con la “perestrojka” Lech Wałęsa è il primo capo di stato liberamente eletto in Polonia dopo sessantatré anni. Intanto a Napoli impazzano le hit di un certo Tony Tammaro, ovvero Vincenzo Sarnelli, figlio del cantante e chitarrista Egisto, che oltre ad accompagnare il padre ai concerti aveva deciso di intraprendere lui stesso una carriera cantautoriale. So che quando si parla di cantautori si pensa a De Andrè a De Gregori, ma anche chi scrive canzoni satiriche demenziali analizza la società parafrasandola in canzone: e non si discute! Dopo la gavetta nei locali napoletani, nel 1989 pubblicò il suo primo album “Prima cassetta di musica tamarra”. L’album vendette quindici mila cassette originali e milioni false. Comprai quella falsa a firma originale di “Mixed by Erry“, il falso di qualità, il falso “originale”. Questa vendita non portò nulla nelle casse di Vincenzo che prese il nome d’arte di Tony Tammaro, se non la notorietà. Fu un album straordinario, vedeva testi come Il parco dell’amore, ‘U strunzu, ‘A cinquecento, Torregaveta, Alla fiera della casa presa in prestito da Angelo Branduardi, Zio Tobia, Il rock dei tamarri, Si piglio ‘o posto una struggente ironica canzone che affronta il dramma dell’occupazione giovanile e dell’amore: Bimba bimba bimba, questo amore è nostro, tuo padre capirà pure si nun tengo ‘o posto, in fondo anch’io c’è l’ho un mestiere, faccio ‘o giovane ‘e barbiere. In questo LP c’era anche Patrizia, l’inno della generazione tamarra nei secoli dei secoli: ammen! Quel testo arrivò in modo preponderante anche nella mia vita. Fu la mia prof. d’italiano, Camilla Scala, a farmelo conoscere. Fu amore a prima vista. Volevo suonarlo, cantarlo, ma… non sapevo suonare. Dovevo assolutamente imparare la chitarra, ma non avevo lo strumento. Era il tempo del primo ipermercato made in Pompei, la mitica Città Mercato. Lì c’era il mondo moderno fatto di scaffali pieni di prodotti inutili, di 3×2, di paninoteche americane che poi erano italiane. Chi non ricorda Burghy che faceva sognare una generazione che non poteva permettersi il Mc Donald’s, il più vicino si trovava a Roma. Nella galleria, ridicolo chiamarlo così oggi, c’erano negozi ricchi di luci, tra questi uno di strumenti musicali. Fu lì che coronai il mio primo sogno: una chitarra. Ero andato a fare un giro… la vidi, era bella. Entrai per chiedere il prezzo: centomilalire. Non era tanto per una chitarra, ma centomilalire per me erano tante. Dal volto, il mio, il titolare del negozio capì e mi fece un’offerta. “Aspetta” disse. Andò nel deposito tornò con una chitarra uguale. Poi continuò: ”Ha piccoli difetti” me li fece vedere. Erano dei graffi nella parte posteriore e un buchetto. “Dammi ventimilalire ed è tua” non poteva venderla. Mi sembrava un affare. Avevo però solo 15 mila lire. Aprii il portafogli quello con lo strappo in feltro lo ricordate? Avevo solo quindicimila lire. “Dammi quello che hai” e mi regalò anche un libro per imparare gli accordi. Ma io non volevo imparare la chitarra. Volevo imparare a suonare Patrizia. Lo feci in una notte: impara il giro di do e conquisterai il mondo. Ed io così feci! Ma che c’entrano Tony Tammaro e Lech Wałęsa? Ritorniamo al 1991 alla seconda Giornata mondiale della gioventù. Ero lì, in una periferia di Częstochowa, in una piazza c’era un ragazzo vestito da punk con i capelli colorati, imbracciava una chitarra elettrica, aveva un microfono e un piccolo amplificatore alimentato da una serie di batterie d’auto, cantava e suonava, senza palco. Ragazzi e ragazze ballavano ripetevano quelle parole incomprensibili. Andai dal chitarrista, mi presentai come cantante italiano ”I am Tony Napoli” dissi di voler regalare, in inglese maccheronico, “a song for young people”. Che canzoni feci? L’unica che sapevo fare: Patrizia. Piccolo grande particolare, per i giovani polacchi Patrizia diventò Polìzia, con l’accento sulla i. Polizia che dopo un po’ arrivò e furono botte da orbi. Rischiai di essere arrestato come agit prop. Tutto grazie alla reginetta della Baia Domizia.
Tonino Scala