Protettive e indispensabili. Anzi no, troppo fastidiose e perfino dannose. Le mascherine a scuola continuano a suscitare pareri contrastanti tra gli esperti, che propongono soluzioni differenti dividendosi tra prudenti e possibilisti. Ancora troppo pochi, dicono, i dati scientifici disponibili per dare indicazioni chiare e univoche; troppe anche le incognite, come la possibilità di garantire il rispetto di distanziamento e norme igieniche in aula come in palestra. E così resta il buon senso a fare da guida. “Ci sono pochi dati scientifici sull’argomento: è difficile ricavarli vista la varietà di situazioni in cui può essere usata la mascherina”, spiega Carlo Signorelli, professore di Igiene all’Università Vita-Salute del San Raffaele. “Di certo la mascherina aumenta la protezione dal contagio, ma bisogna commisurare l’obbligo di indossarla con le attività che devono essere svolte: per questo ha senso che a scuola venga usata negli spostamenti, all’ingresso e all’uscita, e nell’intervallo, quando è più difficile mantenere la distanza”. Michele Riva, medico del lavoro e ricercatore all’Università di Milano-Bicocca, sottolinea invece che “il distanziamento funziona se si rispettano rigorosamente le norme igieniche, come starnutire o tossire nella piega del gomito, cosa non sempre scontata. Per questo nelle prime settimane di riapertura, a scopo cautelativo, consiglierei la mascherina anche in classe: si potrebbe poi allentare gradualmente l’obbligo a seconda dell’andamento dei contagi”.
Per molti, però, una misura del genere resta comunque di difficile applicazione. “È impossibile ipotizzare che ragazzini e bambini possano indossarla per cinque ore di seguito, non ce la faccio neanche io”, ammette Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. “È importante che la portino all’ingresso e all’uscita da scuola; durante l’intervallo pure, ma vedo difficile fare la merenda con la mascherina in faccia”, aggiunge l’esperto. Alcuni ipotizzano che oltre a essere fastidiose, le mascherine possano addirittura causare difficoltà di respirazione e concentrazione, “ma al momento ci sono solo pochi dati preliminari che derivano da piccoli studi: i risultati possono voler dire tutto e il contrario di tutto”, sottolinea Riva. “È possibile che le mascherine diano fastidio e di conseguenza possano causare distrazione – aggiunge Signorelli – ma si tratta di un fattore personale: qui si tratta di trovare regole comuni che vadano bene per tutti”. L’unico punto su cui non sembrano esserci pareri molto disconrdanti è quello dell’uso della mascherina durante l’ora di educazione fisica, un momento critico su cui va posta la massima attenzione. “In questa situazione la mascherina non ha molto senso perché si può spostare e bagnare, risultando inefficace. L’importante, soprattutto al chiuso – conclude Riva – è aumentare il distanziamento oltre il metro e magari optare per attività che non aumentino troppo l’emissione di goccioline respiratorie”.