Torre del Greco. A due settimane dall’insediamento a palazzo Baronale, il sindaco Giovanni Palomba individuò immediatamente la principale «criticità» del Comune: il settore-rifiuti. D’altronde, il «fresco» arresto di Ciro Borriello non lasciava spazio a particolari dubbi: così il leader della carovana del buongoverno già «azzoppata» dallo scandalo sul voto di scambio – successivamente costato l’arresto al consigliere comunale Stefano Abilitato e il divieto di dimora in Campania al politico-poliziotto Ciro Piccirillo – non esitò a puntare su un ex dirigente di polizia per la delega all’ambiente. Ma l’avventura di Pietro De Rosa come assessore della quarta città della Campania durò meno di sei mesi: il navigato poliziotto di frontiera entrò immediatamente in contrasto con la gestione complessiva del settore, fino a rassegnare – alla vigilia del passaggio di cantiere tra il consorzio Gema e la ditta Buttol – le dimissioni da assessore.
Intanto, cinque ex netturbini-precari erano finiti in manette per le «pressioni sulle assunzioni» previste dal nuovo piano industriale approvato dall’amministrazione comunale e il posto in giunta lasciato vacante da Pietro De Rosa venne occupato da Giovanni Marino, funzionario regionale esperto in rifiuti e già vicesindaco a San Giorgio a Cremano. Il passaggio di consegne politiche non bastò a sistemare il disastro Nu all’ombra del Vesuvio. Anzi, Torre del Greco finì alla ribalta nazionale per i cumuli di rifiuti fino al terzo piano dei palazzi e la contestata «promozione» di Claudia Sacco alla guida del settore – una scelta esclusiva del primo cittadino – aprì una frattura fino a oggi insanata tra la dirigente d’oro del Comune e parte della maggioranza di palazzo Baronale. I provvedimenti adottati dall’ex assessore alle politiche sociali della giunta targata Gennaro Malinconico – in cui sedeva come delegato ai rifiuti Francesco Balestrieri, oggi legato alla ditta Buttol – sono finiti in varie occasioni al centro di polemiche e malumori, fino a dettagliati esposti alla procura di Torre Annunziata firmati dagli stessi alleati di Giovanni Palomba.
D’altronde, il terzo assessore all’ambiente nominato in due anni da Giovanni Palomba – l’ex sindaco di Cicciano, Raffaele Arvonio – a inizio agosto aveva ventilato l’ipotesi di revocare l’affidamento al colosso ambientale con sede legale a Sarno per evidenti inadempienze contrattuali. Insomma, una polveriera politica su cui adesso rischia di deflagrare l’ennesima inchiesta giudiziaria sulla gestione del settore Nu.
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