Il 20 e il 21 settembre si voterà, tra tante cose, anche per il referendum costituzionale. Si dovrà decidere se ridurre, o meno, il numero dei parlamentari. Con una vittoria del si, i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Con una vittoria del no, rimarrà tutto uguale. Ovviamente non è previsto alcun quorum, trattandosi di un referendum confermativo. Il risultato quindi sarà valido a prescindere dal numero di voti espressi. Negli ultimi mesi, molti autorevoli commentatori, anche provenienti dal mondo accademico, hanno espresso pubblicamente le loro opinioni. Sostanzialmente a favore del no si è schierato chi ritiene che il taglio dei parlamentari diminuirà il rapporto di rappresentanza tra elettori ed eletti. Si sostiene infatti che, se si riducono i membri del parlamento, sarà più difficile per i cittadini intrattenere un rapporto con i propri rappresentanti. Si aggiunge poi che la riforma non offre vantaggi apprezzabili né sul piano dell’efficienza delle istituzioni democratiche né su quello del risparmio della spesa pubblica e si ritiene infine, per dirla con il prof. Fiandaca, che “tagliando il numero dei parlamentari si assecondano le pulsioni anti-politiche e anti-partitiche dell’elettorato”. Di tutta altra opinione i sostenitori del si. Innanzitutto, si evidenzia che originariamente nella Costituzione del ‘48 il numero dei parlamentari non era fisso come oggi ma era calcolato in proporzione al numero degli abitanti. Nel ridurre il numero dei parlamentari, quindi, non si altererebbe alcuna sacra volontà dei padri costituenti. Inoltre, come evidenziato dal prof. Frosini, “se non dovesse passare nemmeno questo referendum su una modifica puntuale, allora sarebbe davvero la pietra tombale su ogni tentativo di riforma costituzionale”. Ebbene, il tema è molto complesso, le argomentazioni da approfondire sono tante ed è molto difficile scegliere tra le due soluzioni. Probabilmente, è inutile negarlo, hanno ragione tutti: sia i sostenitori del no e sia i sostenitori del si. Soprattutto sui vari aspetti negativi che questo referendum ci lascerà, entrambi gli schieramenti hanno ragione. Che fare quindi? Beh, per risolvere la matassa, forse è opportuno svolgere un ragionamento più semplicistico. Mae West, una celebre attrice americana, è ancora oggi famosa per una frase. Una volta sostenne “se devo scegliere tra due mali, preferisco sempre prendere quello che non ho mai provato”. Nessuna frase è più attuale. Tra no e si, quindi, io scelgo “quello che non ho mai provato” ovvero il si al taglio dei parlamentari!
Gaspare Jucan Sicignano
Ricercatore Universitario