Torre del Greco. Alle elezioni politiche del marzo 2018 strappò il bis alla Camera grazie ai 23.000 voti regalati dalla sua città al M5S, all’epoca apparentemente schierato a sostegno degli obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione. A due anni e mezzo di distanza, il tesoro delle urne è stato praticamente dilapidato dall’onorevole Luigi Gallo: alle Regionali i grillini hanno raccolto le briciole all’ombra del Vesuvio, solo 3.500 preferenze pari all’11,41% inferiore alla media della circoscrizione di Napoli.
Una debacle figlia delle scellerate scelte alle amministrative del 2018 – la decisione di Luigi Gallo di puntare sullo sconosciuto ingegnere venuto dall’estero Luigi Sanguigno consegnò la fascia da sindaco a Giovanni Palomba, negando ai pentastellati la conquista del primo fortino della Campania per numero di abitanti – e delle successive spaccature a livello locale, con il gruppo consiliare formato da Vincenzo Salerno e Santa Borriello rimasto distante dalla base storica. Di qui, la miseria dei 157 voti raggranellati da Tommaso Malerba (consigliere uscente) e il clamoroso flop (solo 90 voti) di Orfeo Mazzella. Con buona pace delle iniziative pubbliche promosse proprio dall’onorevole del territorio.
Non a caso, all’ombra del Vesuvio c’è già chi parla di Stati Generali del M5S e della necessità di dare nuova linfa a un fiume prosciugato da anni di promesse non mantenute e tenuto vivo solo dai 2.500 bonus del reddito di cittadinanza riconosciuto alle famiglie in difficoltà della città del corallo.