Sono due i vaccini su cui l’Europa punta nella guerra contro il Covid-19. Dopo quello di Oxford, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha iniziato l’iter di autorizzazione per il vaccino sviluppato dalla tedesca BioNTech in collaborazione con Pfizer. Ma il ministro della Salute Roberto Speranza ricorda che il traguardo non è immediato: “L’Italia è in prima linea ma abbiamo bisogno di alcuni mesi”. E in serata arriva l’annuncio del direttore generale dell’Oms,Tedros Adhanom Ghebreyesus al termine di una riunione di due giorni del comitato esecutivo dell’organismo: “C’è la speranza che entro la fine di quest’anno potremo avere un vaccino”. Attualmente – ricorda la Bbc – ci sono circa 40 vaccini allo stadio di studi clinici, incluso uno sviluppato dall’Università di Oxford che è già in una fase avanzata di test. Ma il direttore dell’Oms non ha specificato quale vaccino potrebbe essere disponibile entro la fine dell’anno. Intanto il Comitato per i medicinali per esseri umani dell’Ema ha avviato il cosiddetto rolling-review, ovvero una revisione continua dei dati per il vaccino contro il Sars-Cov-2 di Pfizer.
La decisione, scrive Ema, “si basa sui risultati preliminari di studi clinici precoci e non clinici condotti su adulti” che suggeriscono come il vaccino BNT162b2 “inneschi la produzione di anticorpi e di cellule del sistema immunitario, che prendono di mira il virus”. Tuttavia, precisa, ciò “non significa che si possa ancora giungere a una conclusione sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino, poiché gran parte delle prove deve ancora essere sottoposta al comitato”. Queste erano le stesse precauzioni sottolineate dall’agenzia nell’avviare lo stesso iter, lo scorso primo ottobre, per il vaccino sviluppato da AstraZeneca in collaborazione con l’università di Oxford. Proprio rispetto quest’ultimo, la cui sperimentazione clinica era stata momentaneamente sospesa e poi riavviata, si attendono in questi giorni i nuovi risultati, che potrebbero chiarire meglio i tempi. Oltre oceano, va avanti speditamente anche il progetto della società biotech statunitense Moderna e dell’Istituto Statunitense per le Allergie e le Malattie Infettive (Niaid) basato sull’mRna virale, ma non è prevista una richiesta per l’autorizzazione almeno fino alla fine di novembre.
Sono questi i tre candidati più promettenti e in fase avanzata di sviluppo ma circa 200 sono quelli su cui si lavora nel mondo, da Israele alla Cina. Tra questi anche il progetto dell’Ospedale Spallanzani di Roma, prodotto dalla ReiThera di Castel Romano, che dopo la fase preclinica di test sugli animali ha avviato, a fine agosto, la sperimentazione su 90 volontari sani. Mentre i contagi superano i 35 milioni a livello globale e deceduti sono ormai già ben oltre un milione, in questa corsa contro il tempo la rapidità non deve diventare fretta, perché la sicurezza resta il primo requisito, sottolineano gli esperti. Inoltre, come ricorda il ministro Speranza, la ricerca procede anche sul fronte delle terapie. “L’Italia è in prima linea nella partita del vaccino – ha detto intervenendo in Senato – e deve continuare a investire con forza. Ma un lavoro importante sta andando avanti anche sul terreno delle cure con gli studi sugli anticorpi monoclonali: nel decreto di agosto c’è un investimento che abbiamo fatto di 80 milioni di euro per il 2020 e 300 milioni di euro per il 2021” per la ricerca sulle cure anti Covid. “Questi strumenti – conclude – arriveranno ma ci sono ancora dei mesi davanti a noi”.