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Test anti Covid negli ambulatori, i sindacati avvertono Conte: «Rischio caos e assembramenti»
CRONACA
10 ottobre 2020
Test anti Covid negli ambulatori, i sindacati avvertono Conte: «Rischio caos e assembramenti»
Redazione

Il sindacato non ci sta a far passare l’ipotesi dei test rapidi per individuare il Coronavirus negli ambulatori dei medici di famiglia come se fosse una cosa semplice da organizzare. Anzi, proprio per evitare pericolosi assembramenti che potrebbero avere effetti “disastrosi” si rivolge direttamente al governo. Con una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza, il segretario generale del Sindacato Medici Italiani (Smi ) Pina Onotri mette in chiaro che già la campagna vaccinale in corso sta mostrando pesanti problemi di sicurezza, per gli assistiti e per i medici. “Nonostante lo sforzo messo in campo cercando di rispettare le regole del distanziamento e degli accessi contingentati – scrive – non sempre siamo riusciti a contenere gli assembramenti”.

I problemi strutturali sono evidenti – chiarisce – perchè non tutti i medici di base hanno la fortuna di avere grandi studi a disposizione. “La tipologia del 90% degli studi dei medici di medicina generale, cioè la quasi totalità, sono appartamenti privati in privati condomini e come tali soggetti alle regole di condivisione degli spazi comuni”. E scrive: “Proprio in questi giorni in cui abbiamo cominciato a inoculare il vaccino contro l’influenza, non sempre siamo riusciti ad effettuare le somministrazioni in sale separate, così come raccomandato, rispetto alla sala visite. Si fa fatica inoltre a cercare di tenere separati i percorsi “puliti “da quelli che potrebbero essere accidentalmente “sporchi”. E ancora: “Va assolutamente evitato che questo scenario emblematico, già visto nelle regioni del Nord nella prima ondata di Covid, si ripeta in tutta Italia con conseguenze disastrose; qualora avessimo tra le file dei medici di medicina generale (mmg), malati o semplicemente positivi laddove i tamponi, sia rapidi che molecolari, fossero effettuati dove non è organizzativamente possibile effettuarli”. Tuttavia l’idea che i test rapidi possano essere eseguiti negli ambulatori dei medici di base per il tracciamento del Coronavirus resta un tema anche sul tavolo della politica poichè “potrebbe giocare un ruolo cruciale nella sorveglianza e nell’isolamento e presa in carico dei positivi”. Maria Domenica Castellone, della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, senatrice del MoVimento 5 Stelle, spiega: “In questo contesto i medici di medicina generale ed i pediatri, non solo potranno somministrare i tamponi rapidi, riducendo i tempi di attesa, ma potranno parimenti svolgere con incisività il proprio ruolo di filtro territoriale”. Castellone comunque sottolinea che per realizzare questa ipotesi “è necessario integrare pienamente medici di medicina generale e pediatri in percorsi organizzati di sorveglianza attiva e di assistenza territoriale”. Una risposta positiva è arrivata nei giorni scorsi dalla Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) e dalla Federazione dei medici di famiglia che hanno però chiarito che in ambulatorio a fare il test rapido ci potranno andare solo gli asintomatici, e coloro che hanno avuto un “contatto di contatto”, ossia persone che non hanno sintomi evidenti e temono di avere incontrato il virus. Il sindacato, dal canto suo, conclude la lettera a Conte e Speranza chiedendo che i medici di base siano adeguatamente tutelati, “considerato che la malattia da Covid ai medici di medicina generale non viene riconosciuta come malattia professionale, né i familiari dei colleghi morti nell’esercizio della professione si sono visti riconoscere alcun indennizzo”.

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