Torre del Greco. Dalla mozione di sfiducia alle stoccate via social. Sembra non conoscere «confini» lo scontro totale all’interno del consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata: un organismo trasformato in un campo di battaglia con 11 legali pronti a chiedere la «testa» del presidente Luisa Liguoro e a promuovere una nuova maggioranza per «garantire un’effettiva rappresentatività a tutti i territori del circondario». Un vero e proprio «golpe» orchestrato dall’immarcescibile Gennaro Torrese, pronto a punire l’ex pupilla a caccia di indipendenza dopo le elezioni del luglio 2019.
Quando Luisa Liguoro – già consigliere comunale a Torre del Greco – riuscì a battere la concorrenza di agguerriti e pluri-votati sfidanti proprio grazie alle strategie messe in campo dal «signore» del tribunale di Torre Annunziata. Ma in meno di un anno, evidentemente, il «rapporto fiduciario» tra il dominus e la pupilla – inizialmente arrivata a cedere al «maestro» perfino la poltrona e la scrivania – si è incrinato, fino allo strappo di inizio settembre poi sfociato nella mozione di sfiducia protocollata il primo ottobre.
Un atto di forza «salutato» da Gennaro Torrese con un post su Facebook capace di cancellare i residui dubbi sulle reali ragioni della guerra all’interno del Coa di Torre Annunziata: «Nella vita cambia tutto rapidamente – la «riflessione» affidata ai social dall’ex pluripresidente del consiglio dell’ordine degli avvocati – ma, per me, la coerenza e il rispetto degli impegni sono sempre un valore aggiunto». Parole destinate a gettare ulteriore benzina di un fuoco divampato nel momento in cui sotto i riflettori del Coa era finita la gestione della fondazione «Enrico De Nicola» presieduta proprio da Gennaro Torrese: un imprevisto «affronto» per il decano delle toghe, firmato proprio dalla ex pupilla.
Un copione degno delle peggiori sceneggiature politiche all’ombra del Vesuvio, con un finale tutto da scrivere. Perché l’azione messa in campo dagli 11 dissidenti del Coa rappresenta un evento mai registrato in passato. Non a caso, l’ufficio di presidenza a rischio-destituzione «formulerà al Cnf un apposito quesito sulla possibilità e praticabilità nella vita consiliare dell’istituto di sfiducia così come articolato dai richidenti».
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