Scuola sì, scuola no. E’ il tema più dibattuto nei giorni in cui salgono i contagi e anche il sistema dell’istruzione viene messo in discussione. Valentina Suarato, piscologa e psicoterapeuta, ha provato a rispondere ad alcuni temi sollecitata da Favoliamo, un scuola per l’infanzia che applica ai bimbi il metodo Montessori. Un pomeriggio di questa strana estate, io e Stefania (la Mamma di Favoliamo) ci siamo incontrate e chieste , a più livelli, se fossero maggiori i rischi di esporre i nostri bambini alle relazioni sociali e quindi ad un possibile contagio, o tenerli “al sicuro” nelle nostre case, sino al “cessato pericolo”. La richiesta di Stefania è stata abbastanza esplicita : “Non la madre, ma la terapeuta. Che ne pensa? Cosa è meglio fare?” Ed è nata così una riflessione sulla necessità di dare ai bimbi certezze in un periodo difficile come questo. “I mesi trascorsi, sono stati duri: routine interrotte, incastri rocamboleschi. Poche certezze. Emozioni e vissuti amplificati. E la paura, esasperata, a tratti negata. La noia e l’iperattività.D’un tratto, un “semplice” virus, ha stravolto le nostre abitudini, innestato il timore del contagio, fatto chiudere le porte. E quando l’emergenza sembra(va) passata, resta l’incertezza. Ci si guarda ancora con sospetto e ci si avvicina con timore e ritrosia. L’Altro non è sicuro: è meglio lasciarlo ancora fuori, o restare noi ancora dentro?” le parole della dottoressa. Che prova a spiegare tutto ciò con gli occhi di un bambino: “E così, le relazioni, che al giorno d’oggi sono già ricchezza sottovalutata e mortificata, diventano ricettacolo di angosce di un possibile contagio. Il senso di responsabilità e la cura dei genitori, insieme alle norme stringenti (ma protettive) del genitore sociale, hanno messo i bambini nelle condizioni di essere al sicuro, vero, ma anche privati della possibilità di rispondere al bisogno fondamentale di riconoscimento e relazione”. Un tema sul quale, in questi giorni, hanno posto l’accento educatori ed insegnanti. Puntando sulla necessità di riaprire le scuole e i momenti di condivisione scolastica. “Capirete quindi, cari genitori quanto sia importante strutturare il tempo, lo spazio e ciò che il bambino può fare; e quanto potrebbe essere deleterio qualora fosse costretto a vivere relazioni, anche per un periodo relativamente breve, solo attraverso uno schermo piatto di un pc/cellulare o tablet, o peggio, se mai dovesse vivere costantemente nel timore per la propria salute ed integrità fisica” spiega la dottoressa. Che non immagina di avere risposte universali, ma solo indirizzi, consigli per capire meglio un momento difficile come questo. “Consapevoli del rischio di contagio, aspetto insidioso e sul quale abbiamo scarso potere, interroghiamoci piuttosto su quelle variabili su cui invece abbiamo possibilità di controllo: il mio Bambino è adeguatamente stimolato, protetto e riconosciuto? Ed io, nel mio ruolo di genitore, sento di avere spazio a sufficienza per nutrire il mio Bambino interno e di conseguenza poter giocare e gioire liberamente con lui? ciascuno, poi, in base alla propria storia individuale e tenendo conto delle dinamiche e disponibilità della propria rete di supporto (ove presente), troverà la soluzione più congeniale, pur sapendo che nella scuola (alternativa o tradizionale che sia) come in famiglia , alberga un cuore pulsante di relazioni insostituibili” le parole della dottoressa Suarato.
CRONACA
21 ottobre 2020
La pandemia vista con gli occhi dei più piccoli, l’esperta: “Diamo sicurezze ai nostri bambini”