L’incremento giornaliero dei contagi da Sars-Cov2 sta provocando un aumento esponenziale della pressione sul sistema dell’emergenza territoriale 118 e dei reparti di medicina d’urgenza degli ospedali. L’allarme arriva dal Società Italiana Sistema 118 così come dai medici ospedalieri che in questi giorni stanno registrando un carico di lavoro – spiegano – decisamente maggiore rispetto alla primavera scorsa. “Siamo soverchiati in tutte le regioni dalla crescita della percentuale dei pazienti”, racconta il presidente nazionale della Sis 118 Mario Balzanelli “rispetto alla prima fase dell’epidemia c’è un elemento nuovo, si è innalzato vertiginosamente il numero dei contagiati con sintomi. Sia con insufficienza respiratoria acuta di gravità intermedia, che con polmoniti interstiziali e saturazione bassissima. Proprio questo manda in crisi i reparti di terapia sub-intensiva e di medicina d’urgenza ospedaliera.
E bisogna pensare che siamo solo all’inizio della stagione invernale: abbiamo un disperato bisogno che la prima linea di intervento venga rafforzata subito”. La percentuale dei pazienti positivi con sintomi è aumentata a tal punto da mandare velocemente in crisi i sistemi sanitari di alcune regioni. Dal Piemonte la Segreteria regionale del maggior sindacato dei medici ospedalieri, Anaao Assomed descrive una situazione “tra le più problematiche a livello nazionale” indicando che nello scenario attuale, “è prevedibile il collasso del Sistema Sanitario Regionale”. In una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e al governatore Alberto Cirio, Anaao definisce “necessario introdurre un lockdown totale per la Regione”.
Dal 118 spiegano che i mezzi di soccorso e le strutture sanitarie stanno affrontando quello che viene definito un “andamento a cluster” del virus: “Ci sono dei giorni di relativa tranquillità, in cui sono poche le persone che chiamano un’ambulanza. Poi di colpo arrivano centinaia di telefonate tutte insieme perchè il contagio si è moltiplicato”. “Ne consegue che sale l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva – sottolinea Balzanelli – le nostre ambulanze trovano difficoltà sempre maggiori nella presa in carico da parte dei presidi ospedalieri dei pazienti, sospetti o positivi al virus, o affetti da altre patologie. Così come sono enormemente rallentati anche i percorsi dell’emergenza-urgenza ordinaria”.
Situazione allarmante in Campania dove Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1 ha annunciato che chiamerà gli anestesisti in pensione: “Li chiamerò personalmente uno a uno. Siamo in guerra e nessuno si può sottrarre”. E non va meglio in Calabria dove i posti letto nei reparti di Malattie infettive Covid del Pugliese e del Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro sono saturi. Ieri il reparto appena aperto al Mater Domini si è subito riempito di pazienti e non è stato possibile ottemperare alle richieste di ricovero provenienti da altre strutture del territorio provinciale e delle vicine Vibo e Crotone. Dal Lazio l’Assessore alla Sanità regionale Alessio D’Amato conferma che “c’è una forte pressione nei pronto soccorso”. Dal canto loro gli anestesisti e rianimatori dell’Associazione Aaroi-Emac in una lettera aperta si scagliano contro alcune uscite di “personaggi pubblici che minimizzano la situazione negli ospedali”: “Non siamo allarmisti se affermiamo, con cognizione di causa, che il nostro Paese è in una situazione difficilissima. Chiediamo di credere ai dati, a quelli veri che dimostrano che gli ospedali si stanno riempiendo di pazienti Covid anche molto gravi e che di Covid si continua a morire”.