Quando con la sua severa ma rassicurante presenza entrava nella sala lettura della Biblioteca comunale “Gaetano Filangieri” nell’ex Palazzo del fascio in corso Garibaldi, il silenzio, che già regnava tra i tavoli, invadeva ogni angolo possibile. Ma poi, bastava chiedergli un consiglio, un’indicazione per trovare un testo o un saggio, per scoprire in lui una passione per lo studio che lo rendeva così autorevole. Ora che Antonino Di Vuolo è morto, sono tante le immagini e i ricordi di un quarantennio che si alternano nella mente. Da quelle della Biblioteca che aveva così ben ordinato e rilanciato, aprendola ai giovani e agli studiosi e nella quale garantiva a tutte e a tutti il diritto allo studio e alla ricerca, al lavoro di dirigente del Comune di Castellammare di Stabia, quando assieme a pochi altri e con la volontà della giunta di Catello Polito rese possibile il programma di celebrazioni per il 250esmi della scoperta di Stabiae (1749-1999) e la grande mostra archeologica “In Stabiano” al Palazzetto del Mare (mai utilizzato prima di allora) che si inaugurava proprio in questi giorni di 20 anni fa. Soffrì molto quando l’ex Palazzo del Fascio fu utilizzato per ospitare senzatetto eredi del dramma del terremoto del 1980. La convivenza tra giovani studenti e occupanti dell’edificio non poteva essere facile, e non lo fu. E lui ne portò il peso, fino alla chiusura della Biblioteca e alla riapertura nell’ex villino all’interno di Palazzo Benucci al corso Vittorio Emanuele.In realtà la passione di Antonino Di Vuolo per la cultura andava di pari passo con la sua formazione e il suo impegno politico all’interno del Pci e della sinistra già a partire dalla fine degli anni Sessanta. Da direttore della Biblioteca comunale fi Di Vuolo a seguire tutta la complessa pratica della donazione del fondo librario e documentale di Libero D’Orsi al Comune di Castellammare, alla morte del preside avvenuta nel 1977. Il fondatore del Comitato per gli scavi di Stabia lasciò alla Biblioteca libri e documenti, compresi i nove quaderni manoscritti di scavo che ancora sono conservati alla Filangieri. Quando nel 1990 chi scrive assieme a Domenico Camardo si rivolse a lui per chiedere di poter guardare i documenti di D’Orsi, trovò generosità e disponibilità: consultammo i diari ancora inediti (li pubblicherà nel 1996 Antonio Carosella), fondamentali per gli studi su Grotta San Biagio e le ville di Varano. Antonino ricordava sempre con rammarico le ultime ore del preside D’Orsi, che aveva conosciuto assieme a un altro benemerito della cultura stabiese, anch’egli dimenticato come il dantista Michele Di Nardo), e di quanto si recò nell’abitazione del preside in via Amato e trovò un gran scompiglio, con molti libri sul pavimento “perché – raccontava Di Vuolo – si era diffusa la leggenda che D’Orsi conservasse oro e soldi nascosti tra le carte”. Oltre alla sua attività di educatore svolta per tanti giovani, Di Vuolo fu sin dal 1984 nella redazione di “Cultura e Territorio”, la rivista del 38° Distretto scolastico di Castellammare, diretta da Ciro Abagnale, assieme ad Antonio Carosella, Catello Salvati, Giuseppe D’Angelo e Salvatore Ferraro. Nella nuova serie del 2019 della rivista “Cultura e Territorio”, pubblicata dal Comitato per gli scavi di Stabia, Di Vuolo ha mantenuto il ruolo di caporedattore ed è stato assieme ad Antonio Colonna (direttore responsabile) tra i protagonisti del passaggio di consegne tra la vecchia redazione e la nuova di Cultura e Territorio, a seguito della improvvisa scomparsa di Ciro Abagnale nel novembre di tre anni fa.Da socio del Comitato per gli scavi di Stabia, Di Vuolo ha sempre incoraggiato la ripresa degli studi e degli scavi. Era preoccupato per il fatto che il Museo di Stabiae a Quisisana potesse restare isolato, e ha spinto pertanto perché il monumento ospitasse anche altre attività culturali. Aveva partecipato assiduamente alle riunioni del Comitato, che abbiamo svolto presso il cinema Montil, anche quando raggiungerlo a piedi dalla sua casa di via Boccaccio non è stato agevole. Ma lui voleva esserci, aveva voglia di raccontare il suo legame con la città e il suo amore per la cultura. A febbraio scorso scrisse ai soci del Comitato per gli Scavi di Stabia: “Ragioni di salute mi inducono a rinunciare alla partecipazione alle attività del Comitato, così come alla presenza nella redazione della rivista Cultura e Territorio. Per quanto riguarda quest’ultima, so di lasciarla nelle mani di giovani e capaci studiosi, ai quali rivolgo auguri sinceri di buon lavoro. Sarò lieto di continuare a leggere la rivista. Cordiali saluti”. Il nostro impegno, caro Antonino, sarà quello di andare avanti e di ricordare a tutti la tua figura e il tuo attaccamento alla nostra terra.
Antonio Ferrara
Presidente Comitato Scavi di Stabiae