Pompei. In città, a via Roma, c’è uno storico luna park per bambini. E’ qui da 35 anni, ha retto a tutto: cambi di governo, tasse stratosferiche, l’avvento dell’Europa. Poi è arrivato il Covid, la pandemia e, per la prima volta in 35 anni, l’Eden Park ha dovuto chiudere i cancelli, sbarrarli in faccia ai sorrisi prima regalati a generazioni intere, migliaia di bambini. Ne incontriamo uno, è coraggioso: sfida il lockdown, fuori all’ingresso sbattutogli ora in faccia per decreto. Il bimbo ha le braccia conserte, le lacrime agli occhi, lo sguardo rivolto verso giostre ormai deserte. Gli diciamo: “E’ tutto chiuso. Ora c’è il lockdown”. Lui risponde: “Lo so bene, so anche leggere. Ho visto il cartello. C’è scritto: ‘costretti a chiudere. Di nuovo”.
LA DENUNCIA SOCIALE. “I più danneggiati, oltre agli anziani, sono i bambini. Il governo non ha capito l’importanza sociale dei luna park, sia fissi che viaggianti. La politica non ha compreso che, così facendo, imponendo lo stop forzato, ha strappato sorrisi e gioie ai nostri figli”. E’ una testimonianza forte, sincera. Lo intuiamo dal tono di voce: calmo, dimesso, ma che in fondo cela nostalgia. Forse pure rabbia. “Cosa mi manca? Il sorriso stampato sul volto dei bambini. Un giro di giostra, senza rischi, all’aperto, può davvero fare tanto. Soprattutto ora, coi bimbi senza scuola, chiusi in casa, senza amici, incollati però allo schermo di un pc. No. La politica non l’ha capito” ripete Federico Acanfora, 43 anni, figlio d’arte. Insieme alle sorelle, Federico ha ereditato dai genitori la gestione dello storico luna park oggi chiuso per decreto. “Dallo scorso 24 ottobre, dal secondo lockdown, siamo in pratica l’unica attività realmente chiusa, accompagnati da piscine e palestre” prosegue “non comprendo la scelta. Centri commerciali, bar e ristoranti che lavorano. Invece noi, parchi giochi all’aperto, completamente sanificati, siamo stati chiusi per decreto. C’è tanta confusione, ci hanno trattato come potenziali focolai di un contagio che, nei luna park italiani, ha colpito al massimo un bambino. Basta leggere le statistiche”.
IL DRAMMA ECONOMICO. All’Eden Park di via Roma – 8 mila metri quadri all’aperto tra giostre per bambini e parcheggi per famiglie – prima del coronavirus lavoravano 10 dipendenti. “Ora tutti sono in cassa integrazione” spiega Acanfora “ma per mesi non l’hanno mai ricevuta”. Perchè infatti, per i 10 lavoratori del luna park di Pompei, quasi tutti giovani e monoreddito, “la Cig di aprile e maggio è arrivata solo a ottobre”. Lo storico parco giochi all’aperto, che in estate, pur di riaprire i battenti e di rispettare le regole imposte da governi e comitati, aveva ridotto il numero di giochi disponibili sotto il padiglione centrale, passando da 24 a 18 giostrine accessibili a un massimo di 12 bambini per turno (prima della pandemia, in alcuni casi, si raggiungeva un massimo di 24 bimbi, ndr) chiuderà il 2020 con un -60% del fatturato. E gli aiuti promessi dallo Stato? Sono cifre che rasentano il ridicolo. “Ho ricevuto due sussidi” svela Federico Acanfora “il fondo del Mibact per lo spettacolo viaggiante (un milione di euro stanziato nel complesso, in Italia, per 5mila imprese, ndr) e poi il contributo a fondo perduto del governo”. Tradotto in spiccioli, l’imprenditore ha ricevuto circa 10mila euro in due tranche. “Non ci pago nemmeno l’affitto” conclude.
LE STATISTICHE. IL GRIDO DEI SINDACATI. A partire dal 15 giugno – giorno di riapertura dopo il primo lockdown – fino agli inizi di ottobre 2020, all’interno dei luna park italiani non si è ufficialmente registrato un solo caso di contagio da Covid-19. Mentre, all’interno di cinema e teatri, si registra “un solo caso di contagio da coronavirus sulla base delle segnalazioni pervenute dalle Asl”. A scriverlo in una lettera di protesta, indirizzata tra gli altri al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è il presidente A.N.E.S.V. (Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti) Ciro Guida: rappresenta il sindacato in Campania, Calabria, Sicilia, e tuona: “Anche i parchi giochi cittadini, nei giardini comunali, stanno vivendo momenti di grave crisi dovuta alla paura per le Comunicazioni che arrivano dalla Regione Campania”. Eppure, la già citata indagine sui contagi, condotta da AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) nel periodo giugno-ottobre, evidenzia un caso di infezione da Covid. “L’esito dell’indagine – scrive Guida al presidente De Luca – dimostra come il settore dello spettacolo, numeri alla mano, ha saputo garantire la massima sicurezza sia al pubblico che ai dipendenti”. E’ per questo che, ora, il sindacato chiede anche a De Luca “l’adozione di provvedimenti per evitare qualsiasi penalizzazione del settore spettacolo viaggiante anche in materia di defiscalizzazione”.