Sant’Agnello. Un’altra doccia gelata per le 53 famiglie dell’housing sociale di via monsignor Bonaventura Gargiulo. No, secco, all’uso temporaneo delle abitazioni come avevano chiesto gli aggiudicatari che speravano di potersi trasferire all’interno dei propri alloggi – “prenotati” a suon di quattrini e sequestrati tre giorni prima della consegna – in attesa di un giudicato definitivo sulla querelle. Fumata nera al termine di un incontro con i magistrati della Procura di Torre Annunziata. Si tratta dell’ennesima tegola che si abbatte sulle famiglie che già qualche giorno fa hanno dovuto mandar giù un altro boccone amaro, ovvero la proroga delle indagini preliminari per almeno altri sei mesi.
«Eravamo stati convocati per una riunione con i vari procuratori interessati in questa vicenda, dandoci così la possibilità di muovere delle richieste – dicono in una nota i rappresentanti delle famiglie – Cosa che in un momento del genere, dopo nove mesi di agonia, aveva creato tante aspettative, o meglio illusioni». Come fanno sapere le famiglie, i magistrati «hanno praticamente ribadito che le case andranno giù perché illegittime, e qualsiasi altra nostra richiesta (era stata mossa quella di poter usare le case fin quando il procedimento andava avanti, che con i tempi della burocrazia italiana, si aggirano attorno a 7/10 anni) non verrà presa in considerazione». La tensione è alle stelle: «Se ci avessero voluto tutelare – dicono le famiglie – il cantiere sarebbe stato bloccato inizialmente o poco dopo, evitando così che 53 famiglie sborsavano una cifra enorme come anticipo, per acquistare una casa, progettata e avallata da un ente comunale, quindi un ente pubblico, quindi da un primo cittadino, che sta al comune perché. Noi l’abbiamo messo lì votandolo». Una stoccata, rivolta all’indirizzo del sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani, che nelle ultime settimane ha incontrato il procuratore Nunzio Fragliasso al quale ha chiesto un’accelerata nelle indagini. «Ora le colpe e i colpevoli verranno fuori, ma purtroppo ci vorrà molto tempo, perché l’Italia funziona così. La maggioranza di noi paga cifre enormi di fitto, molte famiglie con bimbi vivono in 40 metri quadrati di casa, alcune famiglie sono ospiti in bed and breakfast di amici, o a casa di parenti poco importa. Noi siamo numeri, vittime». E, dunque, anche non complici. Al momento sono indagate a piede libero quattro persone. Si tratta dell’ingegnere Antonio Elefante e del commercialista Massimiliano Zurlo (entrambi della società Shs che ha beneficiato del permesso di costruire incriminato) e Francesco Gargiulo e Danilo Esposito (dirigenti di New Electra, ditta edile di Piano di Sorrento).