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Da Angri a Stoccarda nella notte del trionfo: “Mi ritrovai in campo e abbracciai Maradona”
SPORT
28 novembre 2020
Da Angri a Stoccarda nella notte del trionfo: “Mi ritrovai in campo e abbracciai Maradona”
Michele Imparato

Lui è uno di quelli che con orgoglio può dire di aver visto Maradona. Anzi, con Diego ha festeggiato in campo la vittoria della coppa Uefa nel 1989.
Lui si chiama Alfonso Raiola, 67enne di Angri e attualmente in pensione dopo aver lavorato come fabbro. Alfonso in quel periodo era diventato una sorta di simulacro per la comunità angrese. Tutti a chiedergli e sentirsi raccontare come avesse fatto a mettere piede sul prato del Neckarstadion di Stoccarda la sera del 17 maggio di 31 anni fa. E quella storia anche se stavolta con un velo di tristezza e commozione in più l’ha raccontata anche a Metropolis.
«Eravamo partiti da Angri con un pullman da 50 posti – inizia Alfonso – In pratica eravamo tutti quel del Club Napoli Angri – Fu un viaggio lunghissimo e tra andata e ritorno viaggiammo la bellezza di cinque giorni. Non ricordo con precisione il costo del biglietto ma quello dell’albergo che ci costò 300mila lire – dice Alfonso – Una volta all’interno dello stadio di Stoccarda, completamente invaso da napoletani, mi ritrovai seduto accanto al papà di Maradona e a Peppino Di Capri. Il Napoli segnò per primo con Alemao ma poi lo Stoccarda pareggiò con Klinsmann. Dopo il gol dei tedeschi – continua nel suo racconto – scesi e mi fermai in un’area dove vendevano bibite e mi ritrovai di lì a poco in un settore dove c’era la sorveglianza e gli agenti indossavano delle casacche verdi. Io avevo un maglioncino verde e mi scambiarono per uno di loro, credo a distanza di anni, così ebbi la fortuna di seguire il resto della finale a bordo campo. Durante l’intervallo andammo vicino al podio e rimasi incantato guardando il trofeo della Coppa Uefa e tutte quelle bandiere europee scolpite nell’oro bianco. Il caso volle che mi ritrovai a commentare con un dirigente della polizia anche una giocata di Diego Maradona e lui apprezzò il gesto con un cenno della mano. A fine partita andai incontro verso Maradona e ci abbracciammo perchè la gioia era immensa per la vittoria”.
Dietro quel viaggio della speranza ci sono diversi aneddoti che Alfonso Raiola, un passato anche da consigliere comunale e segretario di rifondazione comunista, ci svela: “Non avevamo tutti la disponibilità economica per pagare il viaggio e il costo dell’albergo – spiega – così alcuni dei miei amici dovettero andare in banca e firmare delle cambiali. Alla fine mettemmo insieme un milione e mezzo delle vecchie lire e partimmo per Stoccarda dove fummo ospitati in un ristorante di un nostro amico in Germania per due sere. Durante il lungo viaggio di ritorno verso Napoli ricordo che nessuno voleva farci entrare negli autogrill – dice Alfonso – la nostra fortuna fu che un nostro amico, la sera prima della partenza, aveva preparato un borsone con colazioni, panini e merende”.
Alfonso, dopo quella impresa, era diventato una sorta di figura mitologica per gli amici di Angri. “Avevo fatto la fine di Riccardo Pazzaglia nel film “Così parlò Bellavista” quando raccontava la storia del cavalluccio rosso.

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