Lo scorso 14 dicembre tutti i servizi di Google, sono andati in down, ossia non è stato possibile accedervi per circa 50 minuti, a partire dalle 13 ora italiana. Milioni di utenti non riuscivano più a mandare mail, guardare video su YouTube, gestire l’assistente Google, consultare Maps e fare conferenze con Meet.
A differenza di quanto si possa pensare, Google non ha subito nessun attacco hacker e non è stato rubato nessun dato. L’azienda americana ha avuto “semplicemente” un problema con i propri server, specialmente in Europa, dove il Googledown si è fatto sentire di più. A non funzionare erano tutti quei servizi che richiedevano un accesso ad un account Google. Infatti, molti utenti hanno riscontrato problemi con quelle app che usano “l’accesso tramite account Google”. Il motore di ricerca più famoso al mondo è rimasto attivo e YouTube (piattaforma segnalata come non funzionante) era accessibile tramite navigazione in incognito, quindi senza autenticazione. Molte testate giornalistiche hanno però fatto passare il Googledown come un attacco hacker, visto che sono circolati screenshot e foto (false) di frasi che apparivano quando ci si cercava di collegare ad uno dei siti sopracitati.
L’azienda qualche ora dopo aver ripristinato i servizi si è scusata dei disagi ed ha chiarito l’accaduto con un tweet: “Oggi, alle 3:47 PT Google ha riscontrato un’interruzione del sistema di autenticazione per circa 45 minuti a causa di un problema di quota di archiviazione interna. I servizi che richiedono agli utenti di accedere hanno riscontrato tassi di errore elevati durante questo periodo. Il problema del sistema di autenticazione è stato risolto in 4:32 am PT. Tutti i servizi sono ora ripristinati. Ci scusiamo con tutte le persone coinvolte e condurremo un’analisi approfondita per garantire che questo problema non si ripresenti in futuro”.
Questo è stato il primo Googledown della storia, nessuno si sarebbe mai aspettato un qualcosa di simile, infatti i disagi sono stati numerosissimi, anche se il problema si è risolto in poco tempo molte aziende e strutture scolastiche che usavano i servizi Google, si sono trovate praticamente in “blackout”.
Questo fa pensare a quanto siamo diventati dipendenti, non solo da Google, ma in generale da i servizi online. Ovviamente la pandemia, ha accentuato la dipendenza, ma ciò non esclude che le aziende e le strutture scolastiche debbano avere un piano B.
Davide Capricano