«Maresciallo, ascoltatemi bene. Prendete carta e penna. Vi racconto quanto è marcio il Comune di Torre Annunziata». Settembre 2020. In una stanza della caserma della guardia di finanza c’è un uomo che comincia a raccontare tutto quello che sa. Fa nomi e cognomi. Parla di ditte, appalti, affidamenti e tangenti. Apre uno squarcio su quella che molti hanno già definito l’inizio di una nuova “Tangentopoli”.
Quell’uomo è un dipendente comunale di Torre Annunziata. Perché nel Comune delle ombre travolto dai sospetti ci sono anche tante persone oneste. Come quell’impiegato che ha firmato le due denunce finite nelle mani della Guardia di Finanza. Denunce dalle quali è partita la mega-indagine che lunedì sera ha portato all’arresto di Nunzio Ariano, il dirigente dell’ufficio tecnico comunale accusato di induzione indebita. Ariano è stato fotografato mentre intascava una tangente da 10.000 euro nei pressi della spiaggia di Rovigliano.
I finanzieri del colonnello Agostino Tortora, coordinati dal pm Giuliana Moccia, lo hanno fermato qualche istante dopo, in via Marconi con addosso il “malloppo”. Ariano, durante l’udienza di convalida del fermo, ha confessato di aver preso quei soldi in relazione all’affidamento di un appalto per il restyling di alcune scuole cittadine. Appalto affidato ad una ditta napoletana il cui titolare è indagato a piede libero.
Ma secondo il giudice che ha confermato l’arresto in carcere, Ariano non ha detto tutta la verità. Il sospetto degli inquirenti, fondato attorno ad alcuni riscontri raccolti negli ultimi mesi di indagine, è che quella non sarebbe stata l’unica tangente incassata dal dirigente comunale. E soprattutto che la mazzetta non era destinata esclusivamente ad Ariano. Un ipotesi, quest’ultima, che potrebbe rappresentare il punto di partenza del secondo filone investigativo legato al presunto sistema di condizionamento degli appalti pubblici a Torre Annunziata. Ariano, nella sua deposizione, si è difeso, affermando che si è trattato di un caso isolato.
Ma gli inquirenti non escludono che quell’episodio possa rappresentare solo uno dei tanti atti di una vera e proprio gestione clientelare dei soldi pubblici all’interno del municipio. Importanti, in questo senso, saranno anche gli elementi che emergeranno dall’analisi dei nuovi indizi raccolti nelle ultime ore.
In particolare dalle perquisizioni eseguite, dalla guardia di finanza di Torre Annunziata, a carico di Ariano e dell’imprenditore indagato. Nella sede della ditta che avrebbe pagato la tangente, infatti, sono stati trovati pc e dispositivi dai quali – sostengono gli inquirenti – sarebbero emersi elementi di forte interesse investigativo e dunque penalmente rilevanti. Uno scandalo nato proprio dalle denunce di quell’uomo che tre mesi fa si è presentato in una caserma. Un lavoratore onesto che ha deciso di accendere una luce tra le mille ombre che aleggiano sul municipio.