La scaramuccia a Napoli, finita a colpi di ombrello, fra genitori pro e contro la Dad, è un po’ l’immagine del clima di tensione attorno al tema scuola. Da Cremona a Salerno studenti, famiglie e docenti hanno protestato contro Governo e Regioni per lo slittamento del ritorno in classe delle superiori. E una via per proteggere dai focolai l’anno scolastico può essere il vaccino per il Covid, secondo alcune Regioni che hanno sollecitato il Governo a inserire docenti e studenti almeno nella fase 2 della campagna, rivolta invece agli over 80 da febbraio.
Lo hanno fatto il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e lo hanno fatto anche dalle Marche, sulla falsariga dell’idea avanzata ieri dal leader di Iv, Matteo Renzi. I docenti di medie e superiori sono oltre 400mila, e si superano i 735mila contando la scuola dell’infanzia e le elementari, senza dimenticare il personale Ata. Anche secondo l’epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, “vaccinarli in estate avrà poco senso, visto che i risultati si avrebbero nell’anno scolastico 2021-22 quando, si spera, le ondate pandemiche saranno solo un brutto ricordo”. Fra chi predica estrema cautela c’è poi il professor Andrea Crisanti: “Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dati per capire se hanno funzionato o meno”.
Intanto circa 5 milioni di alunni oggi sono tornati dopo le vacanze natalizie nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie di quasi tutto il Paese. Alla Italo Calvino di Torino lo hanno fatto anche Anita e Lisa, le dodicenni simbolo della protesta contro la didattica a distanza, felici di rivedere i propri compagni, ma pronte a scendere in piazza davanti a nuove chiusure. In Trentino Alto Adige, dopo oltre due mesi, anche le superiori hanno accolto i ragazzi per lezioni al 50% in presenza, come succederà da lunedì in Lazio, Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Sicilia, Valle d’Aosta e forse in Basilicata, sempre salvo cambi di rotta alla luce dei monitoraggi previsti nel fine settimana sugli indici regionali di contagio.
Le altre Regioni si muovono in ordine sparso finendo, assieme al Governo, nel mirino di studenti, docenti e genitori del comitato Priorità alla scuola, che chiedono quanto prima lezioni in presenza e in sicurezza, accantonando la Dad. Uno slogan ripetuto nei sit-in andati in scena a Firenze, Roma (anche davanti al ministero dell’Istruzione), Bologna, Torino, Milano, Napoli, Faenza, Mantova (c’era un solo studente, domani è previsto un corteo con duecento persone), Salerno, Massa Carrara, Modena, Pontedera, Prato, Pisa, Cremona, Brescia, Treviso e Padova. E’ il 15 gennaio l’orizzonte della Puglia (per le scuole di ogni grado). Il 18 invece per il Piemonte e il Molise, dove il governatore Donato Toma ha sospeso le lezioni in presenza anche per elementari e medie. Il 25 gennaio dovrebbe suonare la prima campanella nelle superiori della Campania (dove anche i bambini dei primi due anni delle elementari inizieranno ad andare in aula lunedì), e addirittura il primo febbraio in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna e in Calabria. Proprio in Calabria, come a novembre, la riapertura delle scuole è finita nuovamente al Tar, con il ricorso di un gruppo di genitori contro l’ordinanza che tiene chiuse elementari e medie fino al 15 gennaio e le superiori fino al 31. Un’iniziativa “scandalosa”, per il governatore calabrese facente funzioni Nino Spirlì, che si dichiara “pronto a combattere fino all’ultimo secondo” per “tutelare la salute dei ragazzi dei loro familiari delle persone deboli che vivono nelle nostre case”.