A ottobre era stato condannato in via definitiva a 14 anni di carcere. Ma da tre mesi si era reso irreperibile. Sparito nel nulla. Almeno fino a martedì sera, quando ha deciso di tornare a Torre Annunziata per l’Epifania. Ma ad accogliere Raffaele Sperandeo, alias “petrosino”, cognato del boss Aldo Gionta, c’erano però gli agenti della polizia.
È finita così la breve fuga del ras dello spaccio imparentato con il “boss poeta” della camorra di Torre Annunziata.
Sperandeo è stato una delle figure centrali dell’inchiesta “Iron”, la mega-indagine sul traffico di droga che vede coinvolti i clan Gionta di Torre Annunziata, Di Gioia di Torre del Greco e Nuvoletta di Marano.
Secondo l’Antimafia la presunta holding dello spaccio, in affari con la camorra, avrebbe importato carichi di droga provenienti dalla Spagna.
In Appello, nel 2017, gli imputati avevano incassato condanne per oltre 3 secoli di carcere complessivi. Sperandeo è stato condannato anche in Cassazione. Dei 14 anni di pena deve scontare un residuo di 4 anni. A ottobre però è sparito per essere fermato è arrestato proprio la notte dell’Epifania.
Sperandeo era stato scarcerato nel 2019 dopo 10 anni in carcere in attesa che venisse a conclusione, in via definitiva, il procedimento a suo carico nel quale sono invischiati altri personaggi di spicco del narcotraffico. Dopo le formalità di rito il parente del boss è stato condotto in carcere, a Secondigliano.