Torre del Greco. «Sei mesi e andiamo a buttare anche Ciro Borriello e Valerio Ciavolino nella monnezza». È l’ultima follia del «trasformista» Luigi Mele, l’ex candidato sindaco del centrodestra saltato dal carroccio di Matteo Salvini alla carovana di Giovanni Palomba per salvare un’amministrazione comunale messa in crisi da sei dissidenti: un’acrobazia politica – costata l’espulsione dalla Lega, pronta a prendere le distanze dal voltagabbana di palazzo Baronale – finalizzata a salire su un «palcoscenico» sempre sbarrato dal voto degli elettori. Ma non solo. Perché, evidentemente, l’ex assessore ai lavori pubblici e lo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio non hanno in comune solo l’attaccamento alla poltrona bensì pure il «chiodo fisso» per gli ex sindaci: a cui il «rinforzo» della squadra di governo cittadino dedica un affondo al veleno all’interno della chat di maggioranza creata all’indomani dell’inciucio Pd-Lega-Fratelli d’Italia e significativamente intitolata «costruttori per Torre del Greco».
Il colpo ai nemici
L’episodio destinato a scatenare ulteriori veleni in municipio si registra a poche ore dall’ufficializzazione del governo di Mario Draghi. Tutta l’attenzione dei social è dedicata ai nuovi-vecchi ministri, ma la lingua dell’ex assessore batte dove il dente duole: un post in cui Valerio Ciavolino ironizza sul «gioco delle tre carte» organizzato a palazzo Baronale. «Luigi Mele colpevolizza i cittadini per le condizioni in cui è ridotta Torre del Greco e distoglie l’attenzione dal vero problema. Ovvero, l’assenza di un sindaco», le parole messe nero su bianco e capaci di fare scattare il nuovo alleato di Giovanni Palomba. Pronto a impugnare lo smartphone e a rilanciare il post sulla chat dei «costruttori per Torre del Greco» con la minaccia di gettare entro sei mesi sia Valerio Ciavolino sia Ciro Borriello nella monnezza. Un affondo decisamente sopra le righe, da cui nessuno – compreso il sindaco – prende le distanze. Anzi, Luisa Liguoro – il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata, pronta a dimenticare il doppio ruolo istituzionale – rilancia con un provocatorio: «Solo». Salvo poi spostare il tiro sul governo nazionale per evidenziare come «con i nuovi ministri abbiamo avuto la conferma di avere fatto da apripista: tutti copiano Giovanni Palomba», la desolante riflessione della toga prestata al (doppio) ruolo politico.
La doppiogiochista
Ma il nuovo gruppo di maggioranza chiarisce una volta per tutte il ruolo svolto da Alessandra Tabernacolo all’interno del «minestrone» cucinato da Giovanni Palomba per la quarta città della Campania. A dispetto delle smentite di facciata per frenare gli impeti dei vertici regionali e locali di Fratelli d’Italia – pronti a minacciare l’espulsione dell’ex capo di gabinetto di Ciro Borriello, in caso di inciucio con la coalizione di centrosinistra – il nome di Tabe compare regolarmente all’interno del gruppo dei «costruttori» di palazzo Baronale. Anzi, l’ex esponente dell’opposizione per commentare gli sforzi della minoranza di contrastare la deriva politica dell’amministrazione comunale si lascia sfuggire un eloquente: «Nessuno se ne vuole fare una ragione». Detto pubblicamente e non nelle «saettelle social» magari sarebbe stato perfino apprezzato.
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